La Nuova Sardegna

Il caso

Il killer di Cadrezzate ricercato in Sardegna invia una mail: «Mi avevano rinchiuso di nuovo, ecco perché sono scappato»

di Serena Lullia
Il killer di Cadrezzate ricercato in Sardegna invia una mail: «Mi avevano rinchiuso di nuovo, ecco perché sono scappato»

Elia Del Grande nel 1998 aveva ucciso a fucilate la famiglia. Nel 2023, scontata la pena in carcere, era andato a vivere a Telti

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Sassari  Ha scritto da un luogo sconosciuto, inviando una mail arrivata nella notte tra il 5 e il 6 novembre alla redazione di VareseNews. Elia Del Grande, 50 anni, l’uomo di Cadrezzate che nel 1998 sterminò la propria famiglia a colpi di fucile, era fuggito una settimana fa dalla Casa lavoro di Castelfranco Emilia.

Nella mail Del Grande spiega il perché della fuga, avvenuta tra l’altro con modalità rocambolesche, unendo dei fili elettrici e calandosi da un muro di cinta alto sei metri. Il suo gesto sarebbe dovuto «alla totale inadeguatezza che ancora incredibilmente sopravvive in certi istituti, come le case lavoro, che dovrebbero tendere a ri-socializzare e reinserire con il lavoro, per l'appunto cosa che non esiste affatto, le case lavoro di oggi sono in realtà i vecchi «Opg» dismessi nel 2015 grazie una legge stimolata da qualcuno che ha voluto aprire gli occhi su quello scempio che era ancora in essere, cosa che non è accaduto per le case lavoro che in realtà sono recipiente di coloro che hanno problemi psichiatrici e che non hanno posto nelle Rems». 

Le accuse

Del Grande paragona quindi le case lavoro ai vecchi ospedali psichiatrici giudiziari dal momento che al loro interno confluirebbero, a suo dire, tutte quelle persone con fragilità mentali che non trovano posto nelle Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza.  Del Grande era finito nella casa lavoro di Castelfranco Emilia dopo 26 anni e 4 mesi di detenzione conclusi nel luglio 2023 e un periodo di libertà vigilata. Fino a quando il magistrato di sorveglianza non aveva disposto la misura di sicurezza nella Casa lavoro perché considerato soggetto socialmente pericoloso.

La fuga

 L’uomo non rivela dove si trovi. Nei giorni scorsi le forze dell’ordine avevano ipotizzato che potesse nascondersi non lontano da Cadrezzate, il paese del Varesotto dove nel 1998 uccise il padre Enea, la madre Alida e il fratello Enrico a colpi di fucile. Le ricerche si erano estese anche nel nord Sardegna: nell’agosto del 2023 Del Grande si era temporaneamente trasferito nel paese di Telti, in Gallura, insieme a una donna sarda conosciuta in gioventù. 

«Avevo ripreso in mano la mia vita»

Nella mail a Varese News Del Grande accusa. «Avevo ripreso in mano la mia vita, ottenendo con sacrificio un ottimo lavoro dando tutto me stesso in quel lavoro che oggi mi hanno fatto perdere senza il minimo scrupolo, mi riferisco alla magistratura di sorveglianza, avevo ritrovato una compagna, un equilibrio, i pranzi, le cene, il pagare le bollette, le regole della società, tutto questo svanito nel nulla per la decisione di un magistrato di Sorveglianza, che mi ha nuovamente rinchiuso facendomi fare almeno mille passi indietro, riproponendo soltanto la realtà repressiva carceraria, anzi quella delle case lavoro è ben peggio, ci sono persone all'interno che sono entrate per sei mesi e avendo l'unica colpa di non avere una dimora e una famiglia, si trovano internate da 4/5 anni, in un paese civile e al passo con le regole europee, questo non dovrebbe più esistere, difatti l'Italia è l'unico paese in tutta Europa che adotta le misure di sicurezza».

«Non sono scappato, mi sono allontanato»

L’uomo precisa poi di non essere scappato «mi sono allontanato». E di essere una vittima del sistema, di non poter ricominciare nonostante abbia pagato per quanto fatto alla sua famiglia. Del Grande conclude «pago ancora fortemente lo scotto del mio nome e di ciò che ho commesso, mi ritengo amareggiato perché vorrà dire che qualsiasi pena uno possa pagare in questo Paese, comunque tu rimarrai sempre la persona responsabile del gesto commesso».

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