«Mio fratello e mia madre a Milano per curarsi, impossibile in Sardegna»
Il racconto di una lettrice: «Lui aveva un tumore, lei un problema al cuore. Gli aerei carichi di pazienti in fuga dall’isola»
Sassari «Non so da dove iniziare», scrive la nostra lettrice. La sua storia comincia un anno fa, quando a suo fratello, 44 anni, viene diagnosticato un tumore al fegato. Una scoperta quasi casuale: «È uscito durante un’ecografia prescritta da una nutrizionista». Da lì parte una corsa contro il tempo: in Sardegna i tempi sono «biblici per tutto, perfino per ottenere le ricette dal medico di famiglia». Così il fratello vola allo Ieo di Milano e a dicembre 2024 viene operato. Rimane ricoverato dieci giorni, e proprio mentre lui lotta contro il tumore, emerge un altro problema: la madre ha una valvola mitrale che «ha deciso di sfilacciarsi un po’». Per sei mesi il fratello affronta chemio e radioterapia a Milano, con spese di viaggio e sanitarie a carico. La madre, intanto, entra nella lista operatoria del Monzino. L’intervento arriva a settembre 2025, seguito da un mese e mezzo di degenza e riabilitazione. Ora, racconta, «stiamo riprendendo una vita normale». La differenza nei percorsi è evidente: «L’operazione di mio fratello è stata fatta in tempi record solo grazie all’assicurazione privata della sua cassa professionale. Mia madre invece ha fatto tutto con la sanità pubblica». Quando prova a chiedere il rimborso previsto per chi si cura fuori Sardegna, trova soltanto «burocrazia su burocrazia e operatori non preparati». L’intervento della madre, spiega, è considerato di routine: «In Sardegna mi dicevano che non era necessario, o che doveva prima avere i sintomi. Dopo un anno non ho ancora capito in quale ospedale sardo si sarebbe potuto fare un’operazione simile». Si è sentita sola: «Nessuno, né il medico di famiglia né l’Asl, mi ha supportato nelle decisioni». E non si tratta di casi isolati. Ogni volta che volava a Milano vedeva aerei «pieni di persone in turismo sanitario dalla Sardegna». E dice: «Se fossi l’assessore alla Sanità controllerei le liste passeggeri degli aerei. Lì troverebbe i numeri reali del turismo sanitario».
