La Nuova Sardegna

Lo scontro politico

Rinnovabili, nuove regole del Governo. La presidente Todde: «Sarà Roma a decidere le aree idonee. Non lo accettiamo»

di Serena Lullia
Rinnovabili, nuove regole del Governo. La presidente Todde: «Sarà Roma a decidere le aree idonee. Non lo accettiamo»

La Regione Sardegna pronta a ricorrere alla Corte Costituzionale: «Impianti anche nelle zone militari e in quelle di protezione Unesco. Non lo consentiremo»

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Cagliari Il nuovo decreto sulle rinnovabili riaccende un confronto tra Regione e Stato già incandescente. Da un lato il governo Meloni che mette nero su bianco nuove regole più estensive per individuare le aree idonee agli impianti. Dall’altro, la Regione Sardegna che parla apertamente di “atto di forza” e prepara il ricorso alla Corte costituzionale.

Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha presentato in Consiglio dei ministri un decreto-legge – in vigore dal 24 novembre – che modifica il provvedimento emanato un anno fa. La Sardegna, unica Regione a negare l’intesa, vede ora confermati per legge gli obiettivi vincolanti: 6,2 gigawatt di nuova potenza da realizzare entro il 2030.  «È un atto di forza che calpesta il ruolo delle Regioni e ignora completamente la voce dei territori – dichiara la presidente della Regione, Alessandra Todde, che poi sottolinea -. La Sardegna aveva già respinto questo approccio nella Conferenza delle Regioni del 5 novembre, ma il Governo Meloni, temendo un parere negativo della Conferenza Unificata, ha scelto la scorciatoia del decreto legge, violando il principio di leale collaborazione». 

Le aree idonee per lo Stato

Tra le diverse novità : sono aree idonee le aree dove insistono impianti e dove si prevede repowering (potenziamento), o revamping (rifacimento) degli impianti esistenti; le aree dei siti oggetto di bonifica; le cave e le miniere abbandonate; le discariche, le aree del gruppo FFSS; aree nella disponibilità delle società aeroportuali; i beni del demanio militare o in uso a diversi ministeri.

Fotovoltaico

Per il fotovoltaico anche le aree interne agli stabilimenti e agli impianti industriali, non destinati alla produzione agricola; le aree adiacenti alla rete autostradale entro una distanza non superiore a 300 metri; le aree a destinazione industriale, direzionale, artigianale, commerciale, ovvero destinate alla logistica o all’insediamento di centri di elaborazione dati; le aree adibite a parcheggi, limitatamente alle strutture di copertura; gli invasi idrici, i laghi di cave e le miniere dismesse o in condizioni di degrado ambientale. Nuove regole, più estensive per il fotovoltaico con moduli collocati a terra, in zone classificate agricole dai piani urbanistici vigenti.

I tempi per le Regioni

Entro aprile, le Regioni dovranno aggiornare la mappa delle aree idonee. Se non lo faranno, scatterà il potere sostitutivo dello Stato. Per le Regioni a statuto speciale – come la Sardegna – viene riconosciuta la possibilità di applicare la normativa tenendo conto della tutela del patrimonio culturale e paesaggistico, della qualità dell’aria e delle acque, delle aree agricole e delle zone Natura 2000. Ma senza introdurre divieti generalizzati alla realizzazione di impianti rinnovabili.

«Sarà Roma a stabilire cosa è idoneo»

La presidente Todde entra nel merito del decreto ‘Transizione 5.0’: «Il provvedimento rende inefficaci tutte le leggi regionali sulle aree idonee e non idonee agli impianti rinnovabili e impone che le autorizzazioni si basino esclusivamente sulla normativa statale. Le Regioni vengono espropriate del loro ruolo di garanti del territorio».  In pratica, specifica Todde, «sarà Roma a stabilire cosa è idoneo, arrivando perfino a considerare idonei i porti per l’eolico offshore. E alle Regioni viene chiesto di adeguare le proprie norme al decreto del Governo, cancellando la possibilità di governare la transizione energetica secondo le esigenze del territorio».

Impianti in zona Unesco

«Ancora più grave - continua la presidente Todde - è la previsione che consente di installare impianti anche nelle zone di protezione Unesco sotto 1 MW. È un segnale preoccupante: si sacrifica la qualità del territorio per fare spazio a interessi che nulla hanno a che vedere con una vera transizione energetica sostenibile. La nostra Legge 20 ha fatto esattamente il contrario: ha tutelato il paesaggio e l’ambiente, impedendo progetti dannosi. Per un anno non è stata concessa neppure un’autorizzazione che compromettesse il territorio, smentendo ogni narrazione che la voleva inefficace. Non accetteremo questo esproprio di competenze. Se necessario, ricorreremo alla Corte Costituzionale per difendere le prerogative della Sardegna e il nostro Statuto speciale» sottolinea la presidente.

«Energia rinnovabile anche nelle aree militari. Quelle aree ci devono essere restituite

«La proposta di legge di utilizzare le aree militari per la produzione di energia da fonti rinnovabili, che aveva suscitato tanta indignazione, adesso la ritroviamo scritta nero su bianco in questo decreto-legge. Non è più una proposta: è legge –  sottolinea la presidente – Noi abbiamo il diritto di richiedere la restituzione delle aree non utilizzate ai fini militari e questo diritto viene messo a rischio da una legge ingiusta che spazza via decenni di battaglie». 

«Attacchi alla nostra autonomia»

«Sono tutti attacchi alla nostra autonomia al quale io personalmente e tutta la Giunta ci opporremo con tutti i mezzi a nostra disposizione. Per affrontare questa ennesima battaglia - conclude - abbiamo bisogno del supporto di ognuno di voi. Mobilitiamoci tutti assieme per difendere la Sardegna». 

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