La Nuova Sardegna

a tu per tu
L’intervista

L’esperto sardo dei dinosauri: «Gli uccelli sono i figli, i coccodrilli sono solo i cugini»

di Massimo Sechi
L’esperto sardo dei dinosauri: «Gli uccelli sono i figli, i coccodrilli sono solo i cugini»

Il paleontologo Andrea Cau: «Sulle orme di Baunei sono scettico»

5 MINUTI DI LETTURA





In una delle scene più famose di Jurassic Park un Tyrannosaurus Rex insegue una jeep correndo praticamente alla stessa velocità dell’auto. Ecco, quella è una delle tante rappresentazioni non corrette che riguardano i dinosauri, ed è visibile in una pellicola che si ispira alle teorie più evolute sull’argomento. A oltre due secoli dai ritrovamenti dei primi fossili, questi affascinanti animali preistorici continuano ad essere un mistero che alimenta dibattiti scientifici e immaginario collettivo. A questo tema sono stati dedicati libri e film di successo mondiale, uno su tutti è proprio il romanzo di Michael Crichton che ha ispirato l’omonimo film di Steven Spielberg.

Andrea Cau è un paleontologo di origini sarde, il padre è di Ozieri, che allo studio dei dinosauri ha dedicato diversi libri, l’ultimo, uscito recentemente edito da Bollati Berlinghieri, si intitola “Il dilemma dei dinosauri”.

Come è nata la passione per i dinosauri?

«Fin da bambino avevo una forte attrazione per le scienze. Sono della generazione che seguiva i documentari di Piero Angela. Già allora, quando trovavo un libro sui dinosauri, ero felicissimo. All’università volevo diventare paleontologo, poi ho fatto il dottorato e ho iniziato a collaborare con vari istituti. I miei genitori speravano che mi passasse… non mi è mai passato».

Il titolo del suo ultimo lavoro rende subito chiaro quanto il tema dei dinosauri sia discusso e sempre attuale.

«Il dilemma nasce dal fatto che non potremo mai verificare al 100 percento ciò che ricostruiamo dai fossili: non avendo un animale vivo, è impossibile avere certezze assolute».

Il confronto tra reperti e animali attuali ha cambiato radicalmente lo sguardo scientifico?

«Fino agli anni ’60 –’70 si pensava che bastasse osservare coccodrilli e lucertole. Con quello che è stato definito il Rinascimento dei dinosauri Robert Bakker propose un’idea diversa: i dinosauri avevano caratteristiche anche “vincenti”, più simili ai mammiferi».

Questa teoria ha trasformato completamente la paleontologia e ha conquistato il grande pubblico.

«Il Rinascimento dei dinosauri partiva da un’intuizione giusta: se i dinosauri hanno dominato il mondo per milioni di anni il motivo è legato proprio a quelle caratteristiche vincenti tipiche dei mammiferi. In pratica dobbiamo immaginare che fossero più simili nella loro biologia ad animali che consideriamo evoluti: gli elefanti, le giraffe, gli ippopotami, gli struzzi. L’errore di questa teoria invece è stato aver reso quasi dogmatica questa intuizione, eliminando del tutto la possibilità che anche nei rettili si potessero trovare elementi per capire i dinosauri. Il risultato è che l’immaginario collettivo ha finito per irrigidirsi attorno a pochi modelli: dopo Jurassic Park molti faticano a immaginare i dinosauri fuori da quella rappresentazione».

Quali sono le scelte corrette e quali quelle invece non corrispondenti alla realtà nel primo film di Jurassic Park?

«Alcuni aspetti erano corretti: ad esempio l’idea che i dinosauri giganti potessero camminare fuori dall’acqua e che avessero una corporatura massiccia. Altri invece no. Il Tyrannosaurus rex che insegue una jeep è un qualcosa di impossibile: un animale così grande non poteva raggiungere simili velocità. Il velociraptor nel film è interamente ricoperto di squame, ma oggi sappiamo che invece era ricoperto di piume. Negli anni ’90 questi fossili ancora non erano stati ancora trovati. Comunque c’è da dire che il primo Jurassic Park ebbe consulenze scientifiche serie. I film successivi no. Gli ultimi, dal punto di vista paleontologico, non hanno praticamente più nulla di accurato, sono semplicemente dei film di fantasia».

Uno dei punti consolidati della paleontologia moderna è proprio la “parentela” diretta dei dinosauri con gli uccelli.

«Sì, se dovessimo fare una lista di parentele potremmo dire che gli uccelli sono i figli dei dinosauri, i coccodrilli sono i cugini e gli altri rettili sono dei lontani parenti».

Ma se non ci fosse stato l’asteroide che 66 milioni di anni fa colpì il Golfo del Messico avremmo ancora i dinosauri?

«Io penso di sì – afferma Cau - l'era dei dinosauri è stata molto lunga e probabilmente se non ci fosse stata quella catastrofe ci sarebbero ancora oggi, anche che se da un certo punto di vista ci sono, sono gli uccelli». Che dimensioni avevano i dinosauri?

«Tutti i dinosauri nascevano molto piccoli perché le uova più grandi non superavano le dimensioni di un melone. Probabilmente alcuni nascevano piumati e poi crescendo le piume si perdevano. Un po’ come accade, ad esempio, con certi rinoceronti, certi elefanti che hanno una sorta di peluria e poi invece quando crescono da adulto la perdono. È possibile quindi che i dinosauri da piccoli fossero più simili a dei polli, a delle galline per poi diventare giganteschi e assomigliare di più a dei rettili.

Tocchiamo per un attimo un tema che riguarda la Sardegna, alcuni mesi fa c’è stato un ritrovamento di un’orma a Baunei, in Ogliastra che è stata ricondotta ad un dinosauro.

«Sono stato contattato prima della conferenza stampa: mi hanno mostratole foto e chiesto un parere. Dopo averle valutate anche con un collega esperto di impronte, ho detto che ero molto scettico. A mio avviso non sono impronte di dinosauro, ma cavità dovute alla pioggia e all’erosione. Sarebbe stato meglio fare uno studio dettagliato prima di fare una conferenza stampa e annunciare un ritrovamento.

Di impronte vere, in Italia, ce ne sono molte?

«Lungo la costa adriatica, in Puglia e nel Nord Est, se ne trovano numerose, ma il contesto geologico è totalmente diverso. La Sardegna non ha, ad oggi, alcuna prova della presenza di dinosauri: nessun fossile, nessuna impronta. Questo non significa che in futuro non possano essere scoperti resti, ma al momento non esiste nulla che lo indichi».

Concludiamo con il suo libro, cosa offre al lettore?

«L’obiettivo principale è indurre alla curiosità. Abbiamo capito molto su questo tema, ma altre questioni restano aperte. Il rischio è credere che la scienza abbia già risolto tutto. Non è così, c’è ancora molto da fare e da scoprire».

Primo Piano
Politica

Giunta regionale: Bartolazzi via dalla Sanità, Agus all’Agricoltura

Le nostre iniziative