La Nuova Sardegna

La vertenza

Euroallumina, scongiurata la chiusura: 9,6 milioni di euro per la ripartenza

Euroallumina, scongiurata la chiusura: 9,6 milioni di euro per la ripartenza

I ministri Urso e Calderone: «Garantita la continuità dell’azienda»

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Roma «Abbiamo avuto diversi confronti nelle ultime settimane, anche informali, con Euroallumina, con il Demanio e con le organizzazioni sindacali per individuare una via d'uscita dall'attuale situazione. Abbiamo innanzitutto cercato di favorire, nel pieno rispetto delle rispettive autonomie, un nuovo confronto tra Csf (comitato di sicurezza finanziaria) e azienda per definire le condizioni utili al superamento del blocco. Abbiamo sostenuto la necessità di garantire la continuità produttiva di Euroallumina, alla luce della volontà dell'azienda di riprendere le attività una volta sbloccati gli asset. Siamo oggi in grado di confermare che il Csf ha condiviso questa linea. Ciò ha consentito al Demanio di presentare al Mef l'istanza per le risorse necessarie a garantire la continuità aziendale». È quanto avrebbero annunciato, secondo quanto si apprende, i ministri delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, e del Lavoro, Marina Calderone, all'avvio del tavolo su Euroallumina al Mimit. Alla luce del via libera del Csf, nei giorni scorsi il Demanio avrebbe formalizzato la richiesta di 9,6 milioni di euro al Mef per garantire la continuità aziendale di Euroallumina nella prima metà del 2026, comprese le attività di bonifica necessarie alla futura ripartenza. Risorse per le quali il Mef avrebbe già manifestato un orientamento positivo al riconoscimento delle risorse in legge di bilancio.

La notizia arriva nella giornata in cui I lavoratori dell’Eurallumina sono arrivati a Roma per il presidio sotto il ministero delle Imprese e del Made in Italy. La russa Rusal (proprietaria dello stabilimento), a differenza di quanto avviene in Irlanda, Germania e Svezia, in Italia è stata bloccata dalle sanzioni. Nei giorni scorsi la clamorosa protesta che ha portato cinque operai a resistere tredici giorni sul silo della fabbrica di Portovesme, a quaranta metri d’altezza per spingere la convocazione di un vertice al ministero. 

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