La Nuova Sardegna

L’intervista

Per l’isola 1 miliardo e 130 milioni dal Governo, l’assessore Meloni: «Sono soldi nostri, ora tutto su Sanità e Comuni»

di Giuseppe Centore
Giuseppe Meloni assessore regionale al Bilancio
Giuseppe Meloni assessore regionale al Bilancio

Vertenza entrate, l’esponente della giunta Todde spiega come si è giunti al risultato e i prossimi step

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Cagliari Il tesoro in arrivo dal governo, e inserito in un emendamento alla finanziaria in discussione al Senato, ammonta a 1 miliardo e 130 milioni. Questa somma sarà contenuta nella variazione di bilancio, sul triennio che la giunta rilascerà a fine gennaio in una delibera, che poi sarà discussa e votata dal Consiglio. Di fatto sarà questa la vera manovra di bilancio, che si potrà fare solo a fine del prossimo mese quando saranno materialmente caricate nel bilancio dello stato le voci presenti nella prossima finanziaria. L’assessore al bilancio Giuseppe Meloni spiega come si è giunti al risultato di 1,280 miliardi che lo stato entro il 2029 girerà nella casse della Regione.

Assessore, come siete arrivati a un risultato positivo, soprattutto perché si inserisce in una congiuntura sui conti pubblici dello Stato molto delicata. Alle Camere devono fare miracoli per poche decine di milioni e come mai a voi ve ne danno così tanti?

«Intanto sono soldi nostri, non sono soldi del ministero o dello Stato. Sono fondi che in tutti questi anni, ma soprattutto durante il governo Meloni (su 1,7 miliardi di mancato gettito dal capitolo 1200, 1,1 si è prodotto dal 2023 in poi) sono stati sottratti alla disponibilità del legittimo titolare: la Regione. Lo Stato ha ceduto in tempi tutto sommato rapidi perché sapeva che avevamo pienamente ragione e poi perché abbiamo deciso di usare strumenti di persuasione più efficaci».

Si riferisce alla causa civile intentata al Tribunale di Cagliari proprio sul capitolo 1200?

«Ma non solo a quella. Dopo aver studiato con gli uffici il dossier, che non è semplice, abbiamo deciso, con il supporto dell’avvocatura della Regione, che la strada del ricorso era percorribile. In parallelo abbiamo ricordato che non inserire gli elementi dovuti sulla continuità territoriale nella legge di stabilità dello Stato, faceva diventare altamente probabile una impugnazione della Legge nazionale da parte della Regione di fronte alla Corte Costituzionale. Il ministro Giorgetti si è da subito espresso contro questo doppio rischio, e ha dato mandato agli uffici di evitarlo. Ha prevalso la ragionevolezza e il rispetto per le Istituzioni e anche la certezza che un “no” di un ministro leghista alle legittime richieste dell’isola non avrebbe certo giovato alla causa del suo partito qui».

Ma il governo in un primo momento aveva proposto di chiudere la vertenza pagando 80 milioni per dieci anni. Adesso la somma è più alta, con altre voci. Il capitolo 1200, sulle trattenute illegittime dell’Irpef sarda, è stato chiuso a 850 milioni. Quindi di fatto la somma su questo punto è stata da loro portata casa.

«È il fattore tempo a incidere. Altro che dieci anni! Noi chiudiamo l’arretrato in quattro anni, la quasi totalità da inserire nel prossimo triennio, ricevendo il prossimo anno 400 milioni, e gli altri 450 nel quadriennio. In questo modo possiamo vincolarli e spendere nel triennio 700 milioni. Il subito ha un valore enorme. Un contenzioso, anche vittorioso avrebbe allungato per anni la riscossione. Oltre al passato abbiamo anche ottenuto un acconto per quest’anno e l’anno prossimo e un confronto per evitare problemi del genere. Lo abbiamo fatto senza proclami o minacce ma “entrando in punta di piedi” nelle dinamiche ministeriali: come mai questo capitolo che negli anni scorsi si teneva sui 60 milioni adesso è esploso arrivando a 400? Ci sono anomali e contabili? Non potevano che rispondere dicendo la verità, anche perché hanno continuato a fare lo stesso errore anche nel 2024».

Chiuso il capitolo 1200, come si è arrivati alle altre richieste?

«Il primo è stato l'insularità. Ci siamo accorti che potevamo allargare il tiro quando ci hanno fatto quella proposta: abbiamo capito di aver ragione e abbiamo riempito di contenuti le richieste. E con una mia nota del 9 ottobre abbiamo messo sul piatto le compensazioni per il mancato gettito Irpef, derivante dal taglio delle tasse. È naturale che se si tagliano le tasse e le Regioni speciali ricevono meno soldi, questi vanno riassegnati. In tutti questi anni il governo ha dato degli anticipi parte del dovuto. Giorgetti ha provato, bonariamente, a ricordare che il taglio delle tasse genera sviluppo e più gettito. Ma le prove non ci sono state fornite. Il governo ha compensato sino al 2023: mancavano questi due anni e tutto il triennio, perché anche nel futuro, a riforma fiscale invariata si avranno meno trasferimenti dal centro alla periferia».

Quali somme sono arrivate per compensazioni e altre voci?

«Nel biennio 340 milioni, vincolati per questo periodo e da parte nostra spalmati nel triennio. E poi i 100 milioni nel 2026 e nel 2027 sull’insularità. Ma l’elemento più importante è aver allentato i tetti di spesa. Adesso possiamo intervenire sul personale, sanità compresa più di prima, con la certezza che questi “errori” non si ripeteranno».

Come pensate di usare il miliardo e 130 milioni nella nuova manovra?

«Due voci prioritarie: Enti locali e Sanità. Vorrei investire di più in ricerca, studio e formazione dei giovani e nel sostegno alle imprese innovative, ma concentriamoci su Sanità e Comuni. Sono soldi soprattutto loro».

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