Ampliamento Rwm, De Pascale (Confindustria): «Aziende penalizzate dallo scontro Regione – Governo»
«Tra gli imprenditori c’è un senso di ribellione»
Cagliari La nota di Confindustria sulla vicenda Rwm è solo l’ultimo elemento di frizione che la più importante associazione di imprese sarde (1400 aziende con oltre 35mila dipendenti e una diffusione capillare e profonda in tutta l’isola) manifesta nei confronti della politica regionale. In questa intervista il suo presidente, Maurizio De Pascale, ammette di essere stato costretto a «interpretare più di un malessere, direi un radicato e motivato senso di ribellione, verso un sistema di governo che non risponde alle esigenze dell’isola».
Presidente, l’espressione “ribellione”, non sembrerebbe adattarsi a una organizzazione-istituzione come la vostra. Cosa sta succedendo?
«Sta succedendo che l’incertezza, la confusione, uno scontro istituzionale che forse ha più ragioni politiche che altro, stanno mettendo a dura prova la capacità del sistema imprenditoriale, non di questa o quella aziende, ma dell’intero sistema, di reggere, in un momento che è straordinario».
La variabile “tempo” è l’elemento che più vi preoccupa?
«Purtroppo sì. Il decisore politico, anche questa giunta regionale, non si rende conto del valore “tempo” nel sistema economico. Le decisioni che una impresa deve assumere sono subordinate soprattutto a questo elemento. Investire domani o tra due anni, impegnarsi in un programma di sviluppo, affrontare i mercati con rapidità e rispondere alle emergenze in tempi accettabili, non dico in giorni, ma neppure in anni, è la regola base per le imprese. E invece sembra che la variabile tempo per la politica sarda, ieri, oggi e temo anche nel futuro, sia quasi un accessorio».
Lei ha parlato di “scontro istituzionale” tra Regione e Governo che non aiuta nessuno e che nasconde una conflittualità politica.
«È evidente. Cito tre dossier. Energia, trasporti e da ultimo Rwm. Sfido chiunque a dimostrare che su questi temi il confronto, anche netto, tra istituzioni sia rimasto all’interno dei canali della leale collaborazioni e non sia invece scivolato sul terreno della dialettica politica. Attività nobilissima, ma che ha tempi di analisi e maturazione delle decisioni leggermente diversi da quelli dell’economia e delle imprese».
Prendiamo un tema alla volta. Energia. Dopo la sentenza della Consulta la Regione difende le sue posizioni ed è pronta a contestare anche la nuova legge che arriverà a gennaio sui criteri e le competenze regionali in materia di aree idonee. Viale Trento sta sbagliando?
«Non si tratta di sbagliare, ma di avere una linea, questa sì politica, chiara e perseguirla con gli atti. Aspettiamo ancora il piano energetico regionale, arriverà presto, mi dicono, e questo è un bene, ma mentre a Cagliari si discute, le nostre Sagunto, le tante aree industriali, non vengono espugnate dai nemici, ma si spengono per inedia. Sul metano, i sindacati e le imprese da più di dieci anni chiedevano una parola chiara e definitiva. Adesso abbiamo il decreto che detterà le regole. Ma siamo sicuri che i tempi saranno celeri? Noi esprimiamo un sano scetticismo al riguardo».
Passiamo ai trasporti. La vicenda degli Ets, cioè la tassa sulle emissioni inquinanti decisa dalla Ue sugli armatori che non abbassano la loro cifra carbonica, si sta scaricando sul settore merci sarde facendo schizzare alle stelle i costi. E siccome la nostra economia dipende dal mare, questo significa una tassa per vivere. Ma che può fare la Regione?
«Moltissimo. Il nostro ufficio studi e relazioni internazionali a Bruxelles ritiene che le Regioni con più di 200mila abitanti, soggette alla tassa possono adottare misure compensative, temporanee e parziali a vantaggio degli utenti che in questo sono i trasportatori. L’incremento medio del costo del trasporto merci per la Sardegna nel 2025 è stato in media del 30 per cento. Solo per la Olbia-Livorno parliamo di extracosti pari a 37 milioni di euro. Intervenire è possibile, con una misura che deve essere notificata, sia limitata solo al periodo necessario alla riforma dell’Ets e che riguardi gli extracosti parziali. Tantissime nostre imprese pagano l’Ets due volte: la prima quando entrano i prodotti primari o semilavorati, la seconda quando escono i manufatti. A queste condizioni qualsiasi impresa vede sparire certezze».
Il terzo caso, ultimo in ordine di tempo, la Rwm.
«Ciò che è successo non è accettabile, soprattutto quando si prendono impegni pubblici. Auspichiamo che ciascuno si assuma le proprie responsabilità superando barriere ideologiche inaccettabili, che così diventano una limite terribile all’azione di governo».
Cosa chiede alla giunta regionale e alla stessa presidente Todde?
«Di fare quello per cui sono stati eletti. Assumere decisioni chiare, lineari e in tempi accettabili. O superiamo questi ostacoli nell’azione di governo, e ve ne sono tutti i giorni, oppure andremo a fondo come Sardegna. E i più deboli andranno prima. Le aree interne saranno più isolate, i servizi saranno sempre più scadenti e il nostro pil, con i l quale ricordo ci paghiamo la sanità, si ridurrà ulteriormente. Questa deriva va fermata, a meno che non si pensi che il nostro futuro sia quello di vivere su un’isola rifugio di anziani danarosi e vacanzieri del nord».
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