Nuovi aumenti per i dipendenti statali: +167 euro al mese
Aran e sindacati avviano il confronto sul nuovo contratto delle Funzioni centrali. Sul tavolo le risorse per 204mila dipendenti
Roma Nemmeno il tempo di archiviare l’ultimo rinnovo che per una parte degli statali si riapre già il capitolo aumenti. A undici mesi dalla firma del contratto 2022-2024, prende infatti il via il confronto per il nuovo rinnovo 2025-2027 delle Funzioni centrali, il comparto che tradizionalmente inaugura la stagione contrattuale del pubblico impiego.
Il primo incontro tra sindacati e Aran, l’agenzia che rappresenta il governo nelle trattative, si è svolto ieri, giovedì 18, ed è servito a definire il quadro finanziario, cioè le risorse disponibili per i primi 204mila dipendenti pubblici coinvolti. Si parla di lavoratori dei ministeri, delle agenzie fiscali come l’Agenzia delle Entrate, degli enti pubblici non economici – Inps e Inail in testa – oltre a Cnel, Enac e ai 116 dipendenti dell’Agid, l’Agenzia per l’Italia digitale.
A illustrare i numeri è stato il presidente dell’Aran, Antonio Naddeo. Secondo le stime, il rinnovo del contratto delle Funzioni centrali garantirà un aumento medio a regime di 167 euro lordi al mese, calcolati su tredici mensilità. Una media che, come sempre, racchiude situazioni diverse a seconda delle amministrazioni.
Nel dettaglio, per i ministeriali l’incremento medio sarà di 153 euro mensili. Più consistente l’aumento per i dipendenti delle agenzie fiscali, che beneficiano di retribuzioni complessivamente più alte anche grazie alle indennità: per loro si parla di 190 euro lordi al mese. Gli addetti degli enti pubblici non economici, come Inps e Inail, potranno contare su 186 euro di aumento mensile, una cifra in linea con quella prevista per Cnel ed Enac.
L’incremento più elevato spetterebbe ai dipendenti dell’Agid: 231 euro lordi mensili in più, a condizione però che tutte le risorse disponibili vengano destinate alla parte tabellare dello stipendio. Qualora una quota dei fondi venisse dirottata sul salario accessorio o su altre voci, gli importi dovranno essere ricalcolati.
Il calendario della trattativa indica una volontà di accelerare. Il prossimo incontro è fissato per il 20 gennaio, quando dovrebbe arrivare anche una prima bozza di testo contrattuale. Del resto, l’ultimo accordo è stato siglato meno di un anno fa e i nodi normativi da sciogliere non sono molti. Tra i temi già annunciati c’è però quello della regolamentazione dell’uso dell’intelligenza artificiale nella Pubblica amministrazione, soprattutto per rendere trasparenti i criteri di gestione e valutazione delle risorse umane.
Resta invece ancora sulla carta un’altra novità introdotta nel precedente contratto: la settimana corta su quattro giorni a parità di orario, avviata in via sperimentale ma mai concretamente applicata, almeno nei ministeri.
Sul piano delle risorse, il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo ha rivendicato l’obiettivo di garantire continuità ai rinnovi, superando la storica abitudine dei contratti firmati con anni di ritardo. Per il solo triennio 2025-2027 sono stati stanziati oltre 10 miliardi di euro, ai quali si aggiungono i fondi già messi in sicurezza per il periodo successivo.
Il contratto delle Funzioni centrali rappresenta, come di consueto, il banco di prova per l’intero pubblico impiego. Una volta chiuso, la strada sarà in discesa anche per gli altri comparti, molti dei quali hanno già completato il loro rinnovo, scuola compresa. Dopo il via libera definitivo del governo, gli aumenti dovrebbero tradursi rapidamente in busta paga: si stimano incrementi medi mensili di circa 160 euro, arretrati intorno ai 1.600 euro e una una tantum di 150 euro, con l’obiettivo di far arrivare le somme ai lavoratori all’inizio del prossimo anno.
