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Il pm: «Al funzionario Anas 3 anni e mezzo per tangenti»

SASSARI. «L’ex capocompartimento Anas di Sassari merita la condanna a tre anni e sei mesi per corruzione e falso». Si chiude con questa sollecitazione la requisitoria al processo che vede imputato...

12 giugno 2012
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SASSARI. «L’ex capocompartimento Anas di Sassari merita la condanna a tre anni e sei mesi per corruzione e falso». Si chiude con questa sollecitazione la requisitoria al processo che vede imputato Antonio Di Mastropietro, 61 anni, funzionario dell’Anas sospettato di aver preso bustarelle da società non sarde per chiudere un occhio su un subappalto e le modalità di esecuzione dei lavori sulla statale 131. Secondo le indagini della Procura, il denaro sarebbe servito per allentare i suoi controlli su un intervento per posizionare barriere metalliche.

Ieri il pm Giovanni Porcheddu - alle sue spalle sedeva l’imputato - in una lunga requisitoria ha messo uno dietro l’altro gli elementi alla base dell’accusa, come gli incontri tra il funzionario e i rappresentanti degli imprenditori della Penisola, intervallati da telefonate intercettate che per l’accusa costituiscono prova granitica di colpevolezza. Tranne che per l’ipotesi di truffa, per la quale lo stesso pm ha sollecitato l’assoluzione per prove insufficienti. Il collegio - presidente Pietro Fanile, a latere Carla Altieri e Salvatore Marinaro - leggerà il dispositivo della sentenza domani, dopo la camera di consiglio.

Tra le conversazioni intercettate citate dal pm anche quelle sulle «caramelle» o i «bulloni» da portare a Sassari, espressioni che usava uno degli intermediari, il "facilitatore" Riccardo Aramu , agente di commercio captato al telefono con l'imprenditore Jean Eugene d'Hainaut. Per Aramu, che in aula ha negato che caramelle e bulloni fossero bustarelle, il pm ha chiesto la trasmissione degli atti alla Procura per l’ipotesi di falsa testimonianza. In realtà quelle intercettazioni rivelerebbero l’esistenza di due tangenti da 2.000 e 2.500 euro che un'associazione di imprese della Penisola, attraverso D’Hainaut e Aramu, tra settembre e novembre 2004. Di Mastropietro è accusato anche di aver falsificato tre verbali di sospensione e ripresa di lavori di manutenzione straordinaria per l’adeguamento e la sistemazione di barriere stradali di sicurezza tra il chilometro 185 e 225 della Carlo Felice. Fatto questo che il pm inquadra come un falso aggravato, in quanto riferito ad un atto pubblico. E solo in virtù di questa aggravante la prescrizione si allontana, mentre per i reati di corruzione e truffa l’estinzione scatta sabato 16. Il difensore dell’imputato, l’avvocato Pietro Diaz, ha confutato sotto il profilo giuridico proprio l’esistenza di questa aggravante, poi ha sollecitato l’assoluzione - «perché il fatto non sussiste» - anche delle presunte corruzioni e dei falsi. E questo perché i verbali sono «assolutamente veritieri», ha sostenuto il penalista.

Per conto dell’Anas, invece, l’avvocato Gianluigi Poddighe - parte civile al processo - ha chiesto che il collegio non conceda alcuna attenuante al funzionario che l’Azienda delle Strade considera in qualche modo infedele. E che avrebbe provocato un danno morale «all’immagine» da 20 mila euro, somma chiesta a titolo di provvisionale. Domani la sentenza. (e.l.)

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