La Nuova Sardegna

Sassari

La Procura di Roma indaga sul dissesto della vecchia Tirrenia

Nel mirino lo spacchettamento della società di navigazione. A carico dello Stato una voragine di debiti: oltre 600 milioni

10 maggio 2013
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CAGLIARI. Il buono – navi e convenzione – un anno fa è stato comprato dalla «Compagnia italiana di navigazione», mentre i debiti, la zavorra, sono rimasti a carico dello Stato. La Tirrenia è finita così: spacchettata. Come l’Alitalia. E così ancora una volta sono stati beffati i contribuenti. Soprattutto perché il disavanzo dell’ex compagnia di navigazione pubblica è grande quanto una voragine: 646 milioni di rosso. Un dissesto su cui la procura della Repubblica di Roma ieri ha aperto un’inchiesta e affidato il fascicolo al pool di magistrati che si occupano dei reati commessi dalla pubblica amministrazione.

L’avvio dell’indagine era nell’aria dopo che, l’anno scorso, il tribunale civile sempre di Roma aveva dichiarato lo stato d’insolvenza della società controllata, fino a metà del 2012, dalla Fintenca e quindi dal ministero del Tesoro, con poi la nomina di un commissario liquidatore, il super manager Giancarlo D’Andrea. Adesso, quello che continua a essere uno dei tanti misteri della Repubblica, è diventato una pesante “notizia di reato”. Spetterà alla Procura scoprire come mai il vecchio carrozzone dei trasporti abbia accumulato, negli anni, un buco di bilancio da far spavento.

Da sempre e da più parti sono stati sollevati sospetti sulla gestione di quei soldi pubblici, una montagna, finiti in un pozzo senza fine, mai controllato. Tanto da far dire, nel 2012, all’Istituto di ricerca Bruno Leoni: «Tirrenia e Alitalia sono due casi molto simili. Entrambe sono state governate per troppo tempo dallo Stato ed entrambe sono state gestite sempre molto male». Da chi? Per 30 anni a capo dello società di Stato c’è stato sempre un altro super manager pubblico, Franco Pecorini. Ebbene, alla Tirrenia di quel lungo dominio è stato contestato di tutto: dai mega stipendi alle consulenze date a piene mani, dagli investimenti sballati ai premi di produzione concessi agli equipaggi senza che ci fossero riscontri. Una babele in cui – secondo gli esperti nominati dal tribunale di Roma – «prima miliardi di lire e poi milioni di euro potrebbero essere stati dissipati». Ora sarà un pool di magistrati a ricostruire lo stato patrimoniale della vecchia società e a dare la caccia ai presunti colpevoli della vecchia Tirrenia divora soldi. (ua)

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