La Nuova Sardegna

Sassari

Strage di Chilivani: i misteri restano

di Gianni Bazzoni
Strage di Chilivani: i misteri restano

Dell’inchiesta bis non si sa più niente. Fiori sul luogo dove 18 anni fa vennero colpiti a morte Walter Frau e Ciriaco Carru

17 agosto 2013
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SASSARI. Senza i reparti schierati, senza le autorità. Un cuscino e un mazzo di fiori, lì dove vennero uccisi i carabinieri Walter Frau e Ciriaco Carru, a Pede ’e Semene. Le lacrime e la preghiera di una mamma a diciotto anni dalla strage ricordano che il dolore è sempre lo stesso, che le cose non sono cambiate. C’è voglia di sapere, di conoscere particolari che mancano. Anna Bianciotti, madre di Walter Frau, si avvicina lentamente a mani giunte, al suo fianco il capitano Simone Martinelli, comandante della compagnia di Ozieri nella quale prestavano servizio i due carabinieri insigniti con la medaglia d’oro al valor militare. Cerimonia semplice, così come nel 2012. Due anni senza più commemorazione ufficiale, ci sarà nel 2015, per i vent’anni. Poi forse ogni cinque anni.

Il 16 agosto 1995 è lontano ma la tragedia è sempre viva. Roberto Frau, fratello di Walter, carabiniere pure lui, ieri aveva lo stesso turno di servizio (13-19) di Walter. Ha cominciato presto la giornata: ha accompagnato la mamma in chiesa, per la messa nella parrocchia dello Spirito Santo a Porto Torres. Poi il viaggio fino a quello sterrato maledetto dove ci fu il conflitto a fuoco. La signora Anna non è voluta mancare, non coltiva odio ma vive aspettando verità e giustizia. Non ha mai accettato l’idea dei benefici concessi ad alcuni componenti del commando, e ora che anche chi è stato condannato all’ergastolo chiede riconoscimento dei diritti per visitare i familiari, non vuole innescare la polemica. Solo dire che quella del 16 agosto 1995, a Pede ’e Semene non fu una rapina ma una strage. E che il suo ragazzo venne ucciso con il colpo di grazia.

Non ci sono discussioni da fare. Gaetano Cau, il magistrato che ha condotto l’inchiesta sull’eccidio, nel 2011 ha rilanciato la sua idea: «Avevo aperto il fascicolo Chilivani-bis – aveva detto – ma non so che fine ha fatto perchè nel frattempo ho lasciato la Procura. E’ mia convinzione che ci fossero altre persone coinvolte, e che sarebbe stato giusto fare maggiore chiarezza su altri fatti commessi dalla stessa banda». Quattro ergastoli, due condanne a 22 e 25 anni. Due già liberi, uno dei banditi si era suicidato a un posto di blocco per evitare l’arresto.

Sono passati diciotto anni e su questa storia tutta italiana resta un alone di mistero. Proprio sulla base degli elementi raccolti nell’inchiesta, sembrava che dovesse esserci un nuovo filone. Un approfondimento per capire perchè un commando scatena il finimondo quando tutto poteva finire con un arresto per furto (quello della betoniera). I carabinieri vennero investiti da un pioggia di fuoco alle spalle (kalashnikov). Tutto solo per una rapina a tutti i costi?

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