La Nuova Sardegna

Sassari

«Ai ragazzi voglio dire: non gettatevi via»

«Ai ragazzi voglio dire: non gettatevi via»

Testimonianza di Francesco, ammalato di Hiv che lotta per la vita: tifo Dinamo, ammiro Caleb Green

30 novembre 2013
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SASSARI. La Casa Famiglia Sant’Antonio Abate è stata creata nel 1988, dietro la chiesa. Ci sono attualmente 12 ospiti, gli operatori e i volontari, complessivamente sono una settantina gli ammalati passati da queste parti. Un domicilio stabile per chi non ha più nessuno o che - per motivi diversi - ha difficoltà a fare in modo che qualcuno si occupi di lui. Il malato di Aids non può stare in ospedale, la patologia può riguardare organi diversi e quindi richiede «l’abbattimento dei reparti». Non è facile, infatti, per uno che ha l’Aids andare in ortopedia o da qualche altra parte.

Francesco ha 55 anni, un diploma in tasca e una breve frequentazione all’università, nella facoltà di Giurisprudenza. Ha girato il mondo, si è trascinato per 25 anni il peso della tossicodipendenza, il dramma dell’esperienza in carcere. E’ stato un ottimo cuoco, un mestiere che ha svolto per più di vent’anni. «Ho scoperto di essere sieropositivo per caso, nel 1992, forse un regalo della droga o di un rapporto sessuale occasionale e senza precauzioni. Credevo di essere invincibile, sono andato avanti per anni senza problemi evidenti. Nel 2009 sono crollato, mi sono sentito male mentre ero in un ufficio per ritirare dei documenti. Stavo per morire, sei mesi di ricovero. Un batterio poi si era insediato nell’organismo, mi aveva aggredito un ginocchio, non riuscivo più a camminare. Due stampelle, poi una, mi sono rimesso in piedi. Oggi sono qui nella Casa Famiglia, mi trovo bene, combatto la mia battaglia».

Francesco non si è mai sentito escluso dalla vita sociale: esce, va a vedere le partite della Torres, soprattutto della Dinamo, non manca mai al palazzetto. «Mi piace Caleb Green, perchè è un grande ma anche umile. Le ho viste tutte finora, la Torres invece quest’anno mi ha preso un po’ meno, c’è qualcosa che non mi piace».

Rispetto a tanti altri si sente fortunato. «So che l’Aids ti può portare via, gli effetti sono devastanti. Vorrei essere un testimone per dire ai giovani di oggi: non bruciatevi, state attenti. Vado in giro, ho l’occhio esperto per certe situazioni: l’altro giorno ho notato dei ragazzini ai giardini con una bottiglia di sambuca, poi è arrivato un altro con il vino. Li ho guardati mentre si distruggevano davanti a tutti. Ho pensato ai loro genitori, a quanto poco tempo dedicano ai figli perchè presi da altre cose. Fanno parte di una generazione in difficoltà. Mi dispiace». (g.b.)

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