La Nuova Sardegna

Sassari

Il pentatleta Fabio Poddighe e gli altri campioni sassaresi

Il pentatleta Fabio Poddighe e gli altri campioni sassaresi

Il portacolori della Sport Full Time gareggia ad Atlanta per la Coppa del mondo. Nelle stesse discipline in passato si distinsero Siddi, Lecis e Sussarellu

05 giugno 2014
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Dopodomani c'è in America un ragazzo sassarese, che si batte ad Atlanta per la Coppa del mondo del suo sport, il Pentathlon moderno. Ho conosciuto Fabio Poddighe qualche mese fa, a Castelsardo, dove gli davano non ricordo quale medaglia: colpiva la sua faccia quasi da adolescente, eppure non ci vuole molto a capire che in uno sport come quello o sei di ferro dentro o è meglio cambiare mestiere. Portacolori di una attivissima società sassarese, la Sport Full Time, un buon risultato gli aprirebbe le porte delle Olimpiadi 2016.

Il Pentathlon moderno è un pacchetto di cinque (lo dice la parola stessa, anche se il greco non va più di moda) prove di origine militare: tiro con la pistola, scherma, equitazione, nuoto e corsa campestre. Siccome comprendeva specialità molto diverse fra loro, era ritenuto nel passato lo sport più completo, capace di dimostrare quanto un atleta fosse eclettico.

Questo aggettivo, molto usato ai tempi dello sport “eroico", si adattava bene ad alcuni famosi sportivi sassaresi. Come Tonino Siddi, che giocava a pallone con la stessa facilità con la quale correva i cento metri o saltava in alto (nel 1947 o giù di lì gli ho visto segnare i due gol di una vittoria della Torres a Quartu). O come Antonio Lecis, che negli anni Trenta era campione di pentathlon, ma anche calciatore della Torres e campione sardo di pugilato. O come qualche decennio dopo il mio amico Gian Felice Pilo, promessa del pugilato (in verità, più dello sport mi pare che gli piacesse l'affarratorio), ma anche campione di tennis di notevole livello (non per niente faceva Bozzo di madre). Ma proprio nel pentathlon moderno Sassari aveva avuto già il suo campione all'inizio di questo secondo dopoguerra: Otto Sussarello, medico e torresino, fu campione italiano assoluto nel 1947. Grazie anche al buon piazzamento del fratello Sergio, la Torres (che allora a Sassari era la madre di tutti gli sport) vinse la medaglia di bronzo a squadre.

I punti di forza di Otto erano la scherma (nella quale bisognava incontrare uno ad uno tutti gli avversari e collezionare una vittoria dopo l'altra) e la corsa campestre, nella quale quell'anno a Roma vinse per distacco. Ma, per dire ancora dell'eclettismo, Otto giocava anche da centravanti con la Torres calcio, sempre in quegli anni del dopoguerra, e più d'una volta, qualche anno più tardi, scese in campo assieme all'altro grande eclettico, Tonino Siddi.

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