La Nuova Sardegna

Sassari

Il culto dei Martiri che coinvolge l’Isola

di Gianni Bazzoni
Il culto dei Martiri che coinvolge l’Isola

Domani la processione che riporta Gavino, Proto e Gianuario in Basilica Il parroco: i tre santi sono da sempre i protettori dell’arcidiocesi di Sassari

07 giugno 2014
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PORTO TORRES. La chiamano Festha Manna. É quella più sentita, più partecipata, insomma quella più importante che fa uscire tutti di casa, che richiama una folla che invade una città che per gran parte dell’anno è silenziosa, quasi isolata. É la festa dei santi Gavino, Proto e Gianuario, protettori dell’arcidiocesi di Sassari, un culto che risale a tempi antichissimi. Il parroco della Basilica realizzata nell’XI secolo sul colle di Monte Agellu, don Mario Tanca, ricorda che del martirio di Gavino , Proto e Gianuario - avvenuto a Turris - «si ha menzione per la prima volta in un particolare calendario, il cosiddetto Martyrologium Hieronimianum, il cui nucleo iniziale risale alla metà del V secolo. "VIII Kalendas Novembris … et in Sardinia in Turribus ( dies natalis) Gavini. VI Kalendas Novembris … et in Sardinia in Turribus ( dies natalis) Proti et Januarii ". Le notizie offerte dal Martyrologium sono scarne, ma contengono quanto è necessario : nomi, tempi e luoghi per celebrare la memoria e compiere i pellegrinaggi alle reliquie».

Nel Martirologio Romano - elenco ufficiale dei santi e beati della Chiesa cattolica - san Gavino viene celebrato il 30 maggio. «A Porto Torres – afferma don Tanca – san Gavino è ricordato con gli altri Martiri Turritani, Proto e Gianuario, il giorno del martirio».

E per ricostruire la storia si può attingere a quanto riportato da numerosi scrittori.

«Gavino , secondo alcuni nativo di Torres, secondo altri discendente da una famiglia romana – racconta don Tanca – , fu inviato dall'imperatore a Turris con la carica di comandante di un drapello di soldati. Qui ebbe occasione di conoscere Proto e Gianuario, il primo prete e il secondo suo diacono che predicavano "in monte qui dicitur Agellus". Proto e Gianuario accusati di essere cristiani e di propagare il Vangelo, vennero gettati in carcere e affidati alla custodia di Gavino, che dovette assistere e, forse, partecipare, ai crudeli tormenti fatti infliggere ai due prigionieri. Meravigliato della eroica resistenza dei due santi, convinto e commosso dalla fermezza della loro fede, il giovane Gavino li mise in libertà e si presentò al preside Barbaro, dichiarandosi convertito al cristianesimo. Fu subito arrestato e sottoposto a inaudite torture, e infine condotto in una località sul mare venne decapitato e subì il martirio il 25 ottobre del 303. Pochi giorni dopo subirono lo stesso supplizio Proto e Gianuario».

La data del 25 ottobre fu stabilita per la commemorazione del martirio di tutti e tre. E subito dopo la loro morte si mantenne viva la memoria e cominciarono i pellegrinaggi ai luoghi della loro sepoltura, ritenuti miracolosi.

Il parroco di San Gavino fa riferimento anche al documento della Passio. «Dice che nella notte dopo la loro morte, uomini di fede, raggiunto il luogo portarono via quelle spoglie degne di venerazione, le cosparsero di profumi e con atti e contrassegni particolari le inumarono con grande venerazione in un sito assai conveniente presso il quale ancora oggi a lode del Signore nostro Gesù Cristo avvengono tanti miracoli ».

Il culto per i Martiri Turritani continuò nei secoli seguenti, sotto il dominio dei pisani, dei genovesi e degli aragonesi. E non diminuì neanche quando la sede vescovile - nel 1441- fu trasferita a Sassari.

«Agli inizi del XVII secolo la devozione prese ancora più slancio per opera di un altro fervente arcivescovo, monsignor Gavino Manca Cedrelles eletto vescovo di Sassari nel 1613 – sottolinea don Tanca – .

L'arcivescovo l'anno successivo si recò nuovamente a Torres e iniziò gli scavi nella Basilica. Scavi che diedero il risultato desiderato perché vennero trovate le tombe e le reliquie dei tre Martiri Turritani, e la tomba del Giudice Comita. E quest'anno ricorre l'anniversario dei 400 anni dagli scavi».

Diverse erano le visite in Basilica per venerare i Martiri. Quattro le più importanti: il 4 maggio, anniversario della dedicazione della Basilica; in alcuni tempi dell'anno liturgico fatte da associazioni e corporazioni religiose ; il 25 ottobre, la più solenne, commemorazione del martirio; e la festa popolare del lunedì successivo alla Pentecoste.

«Quella del lunedi dopo la Pentecoste, la festa popolare in onore dei santi patroni è la festa della città, della provincia, dell'arcidiocesi . E' la Festha manna. La sera di Pentecoste, la spianata di Balai è gremita di fedeli che assistono alla messa celebrata di fronte al mare turritano e subito dopo quei fedeli, una folla immensa, un serpentone lungo chilometri attraversa il Lungomare e il Corso in processione, fino alla Basilica. L'indomani attorno al Pastore della diocesi, al capitolo turritano e ai sacerdoti le autorità della città, della provincia e del territorio insieme a numerosi fedeli della diocesi partecipano in Basilica al pontificale con grande fede e devozione. Subito dopo, la messa , per antica tradizione,tutti i in processione raggiungono il porto e ricevono la benedizione eucaristica impartita dal vescovo che conclude le celebrazioni religiose».

Tra le migliaia di fedeli che arrivano a Porto Torres per venerare i Martiri, anche i pellegrini che giungono a piedi da Sassari e da diversi centri della Nurra e della Romangia. Il rito si rinnova nella notte tra oggi e domani, con l’arrivo nel sagrato della Basilica intorno alle 3 del mattino, a piccoli gruppi, e - poco più tardi - dopo l’accoglienza dei pellegrini, la celebrazione della messa. Per loro, poi, un ultimo sforzo fino al santuario di Balai Vicino dove sono custodite le statue di Gavino, Proto e Gianuario che - la sera di domenica - torneranno in processione nella grande Basilica.

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