Bufera nel Pd, Nicola Sanna: «Ecco l’ultima offerta di pace»
Il sindaco di Sassari: lo schema è noto ed equilibrato ed entro martedì voglio una risposta, o noi andremo avanti comunque
SASSARI. Nessuna sindrome di Napoleone, «al limite mi sento come i russi che lo hanno battuto», nessuna stravagante rudezza nelle trattative, «il mio modello nella composizione della giunta è stato Ganau», nessuna negazione della “sconfitta”, «perché a chi appoggiava Angela Mameli offro tanto, riconoscendo il loro successo». Nessun conto da regolare, «al limite un po’ di delusione, perché quando a me hanno chiesto di fare l’assessore io sono saltato sulla sedia, anche se me lo chiedeva uno che dentro il partito era un mio “avversario”». E ancora un po’ di pazienza residua, «anche se il tempo sta per scadere, e io come sindaco rispondo solo ai cittadini. E da quando entrerò in consiglio non accetterò più attacchi di un certo tipo e il boicottaggio fine a se stesso».
Gli undici. Non cede di un centimetro Nicola Sanna, per nulla intimorito dall’ultimo attacco ad alzo zero degli “undici” del Pd, il gruppone di consiglieri che alle primarie appoggiavano Angela Mameli e che mettono insieme le correnti di Spissu-Lai-Ganau, Giagu e Demontis, dominando gli equilibri interni del gruppo consiliare Dem. Solo due giorni fa hanno chiesto per l’ennesima volta a Sanna di azzerare tutto
Piazza Pulita. «Azzerare? – attacca Sanna – bene. Ma allora si azzerino tutti i ruoli di sottogoverno. Oppure qualcuno mi spieghi, a proposito di trombati, in quale luogo pubblico è stato scelto tra i membri del Pd il vice presidente di una banca sassarese. O perché la stessa Mameli siede ancora nella Fondazione del Banco di Sardegna. Per non parlare, a livello regionale, della nomina del sindaco di Carbonia a presidente del Consiglio delle autonomie, nomina fatta proprio prima del voto di Alghero e Sassari, di cui qualcuno temeva il risultato».
Sono realista. Risultato che gli undici però giudicano sfavorevole a Sanna. «Io sono un realista – spiega il sindaco – e per questo sto digerendo una serie di no e di insulti che tanti dei miei interlocutori non si sono mai sognati di ricevere, almeno nell’esercizio delle loro funzioni. Sì, ho vinto le primarie di misura, e nella lista Pd i “mameliani” sono la maggioranza. Però le primarie le ho vinte e non sono state gentile concessione di nessuno. E i voti complessivi del Pd sono stati intorno ai 20mila, 11 mila li ha presi il gruppo Mameli, 9mila gli altri. Il partito rimane quindi sostanzialmente diviso in due e non “in mano” a nessuno».
L’offerta. Un realismo che porterà a cambiare l’offerta fatta? «Lo schema è equilibrato e accettato da tutti. Perché io ho parlato con tutti, consiglieri regionali, parlamentari, dirigenti sassaresi, consiglieri comunali. Su cinque tra assessori e/o presidente del consiglio che “spettano” al Pd io concedo ai miei avversari alle primarie ben tre posti. Ma, per una questione di criteri, tra cui il riequilibrio della composizione del gruppo, questi tre assessori devono essere tre consiglieri. Libereranno il posto a tre giovani di tre aree diverse, nessuna direttamente riconducibile a me. Quello che voglio è solo maggiore pluralità, e comunque la maggioranza in mano loro rimarrà salda».
Solo consiglieri. «Questo è già avvenuto con Ganau. L’allora minoranza aveva vinto alle elezioni. E Ganau fece assessori Salvatore Demontis, il più votato, me e Monica Spanedda. Questo cambiò gli equilibri del gruppo consiliare, che passò a vantaggio di Ganau. Il sindaco me lo chiese e io feci un salto sulla sedia e sicuramente non telefonai a nessuno per chiedere il permesso. Per quanto riguarda Spanedda e Carbini il loro passaggio elettorale è quello delle primarie».
Le deleghe. A essere inadeguate sarebbero però le deleghe offerte. «Le deleghe sono tutte uguali, anche perché il lavoro della giunta sarà collegiale e non esisteranno più repubbliche autonome. E comunque a Piu ho offerto la carica di vicesindaco, la Mobilità urbana e rurale, caposaldo del programma, la polizia municipale e la protezione civile. E sarebbe un ruolo finto? Mi chiedo davvero perché insistano tanto per avere l’Urbanistica, o la Cultura».
Ultimo giro. «Io lunedì rifarò la mia proposta, che non cambia. Agli undici consiglieri rinnovo la mia fiducia, perché oltre che realista sono ottimista nel loro amore per la città e nel loro profondo senso delle istituzioni. E gli chiedo di affrancarsi da chi, dietro a loro, ha assoluta sfiducia in un sindaco che non voleva e non vorrà mai. I posti di assessore che con grande responsabilità tre giovani e preparati consiglieri stanno occupando, sono e rimarranno a loro disposizione. Non mi arroccherò dietro questioni di principio o di tattica, ma attenzione, non permetterò a nessuno di tenermi sotto scacco. Di ogni tentativo di boicottaggio si risponderà di fronte ai cittadini».