Il Consiglio di Stato ferma le ruspe e “salva” una soffitta
Accolto il ricorso di una sassarese. Ora il caso torna al Tar Comune aveva ordinato la demolizione per pochi centimetri
SASSARI. Pochi centimetri di differenza tra il progetto autorizzato dagli uffici tecnici del Comune e l’opera realizzata. Per quei pochi centimetri la soffitta di un palazzo sassarese è diventata oggetto di discussione prima al Tribunale amministrativo regionale e poi al Consiglio di Stato dove, nei giorni scorsi, un collegio composto da cinque giudici ha deciso di sospendere l’ordine di demolizione impartito il 7 gennaio di quest’anno dal settore Urbanistica ed Edilizia privata del Comune di Sassari.
Un ordine che la proprietaria dell’immobile, una palazzina ristrutturata in pieno centro a Sassari, nella scorsa primavera ha inutilmente chiesto al Tar di annullare. «L’opera realizzata non appare conforme a quella realizzata – avevano risposto il 16 aprile i giudici del Tar Sardegna, seconda sezione –. L’intervento non sembra suscettibile di sanatoria, tenuto conto della non conformità di volumetria e di altezza nella zona».
Adesso la pratica edilizia tornerà davanti ai giudici amministrativi ai quali il Consiglio di Stato, dopo avere accolto il ricorso di M.T.S., ha rispedito il fascicolo perché esamini più approfonditamente e nel merito le ragioni della sassarese. Nel frattempo le ruspe resteranno in deposito perché, nel bilanciamento fra i diversi interessi, secondo il Consiglio di Stato «è preferibile una soluzione cautelare che consenta di pervenire alla decisione di merito con la questione non ancora compromessa».
Nelle motivazioni della ordinanza 2727/2014, il Consiglio di Stato lascia intendere che il ricorso amministrativo (e conseguentemente la pratica edilizia) debba essere esaminato con maggiore attenzione. «Considerato – scrivono i giudici – che la sussistenza dei presupposti del provvedimento di demolizione deve essere più adeguatamente scrutinata in sede di merito, implicando puntuali accertamenti il cui esito non appare allo stato pacifico». Nel frattempo, sono trascorsi due anni.
Era infatti appena iniziato il 2012 quando gli uffici tecnici del Comune impartirono l’ordine di demolizione della presunta opera abusiva. Stando ai calcoli dei tecnici, in corso di ristrutturazione l’altezza del solaio era stata superata di una decina di centimetri. Il 3 aprile del 2013 gli stessi uffici rigettarono la domanda di accertamento di conformità presentata dalla cittadina sassarese. A questo punto la pratica edilizia è diventata un caso di diritto amministrativo che negli anni ha impegnato otto giudici e sette avvocati: Michele Torre e Lia Casu che assistono la costruttrice sassarese; Vanessa Porqueddu, Simonetta Pagliazzo, Maria Ida Rinaldi, Anna Maria Piredda e Marco Russo che difendono gli interessi del Comune di Sassari. E la storia non è ancora finita.