La Nuova Sardegna

Sassari

La riforma parte dai Comuni associati

di Nadia Cossu
La riforma parte dai Comuni associati

L’assessore regionale incontra ad Alghero i sindaci del Sassarese: ci aspetta un difficile cambiamento ma saremo pronti

31 luglio 2014
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INVIATA AD ALGHERO. Lo puntualizza con tono deciso: «Questo sarà un processo di riforma da costruire insieme ai sindaci e non a tavolino. Perché le preoccupazioni in gioco sono tante». Cristiano Erriu, assessore regionale agli Enti locali, incontra nel palazzo civico di via Columbano, ad Alghero, i sindaci del Sassarese per parlare di riordino del sistema delle autonomie locali e in particolare di due cambiamenti che il rappresentante della giunta Pigliaru non esita a definire “due macigni”. «Abbiamo una prima importante scadenza il 31 dicembre, data entro la quale dobbiamo arrivare a una unione dei Comuni attraverso la valorizzazione del loro ruolo. Avranno il compito di organizzare ed erogare servizi su base volontaria attraverso lo strumento della cooperazione e con un processo di aggregazione dei centri di spesa». L’altra criticità riguarda invece le Province e in questo caso la scadenza è per il 7 aprile 2015: «Se entro questa data la Sardegna non approverà una legge di riforma che disciplini questa materia, si applicherà il modello nazionale. Ossia scatteranno automaticamente i principi elettivi delle nuove Province, che in Sardegna sono quattro, secondo la legge Delrio».

Ha ben ragione Erriu a sostenere che un quadro di questo tipo «obbliga a delle scelte e quindi spinge a capire gli orientamenti locali. Perché qualsiasi riforma – ribadisce ancora – non può non partire dal ruolo di protagonismo dei sindaci». Che ieri hanno detto la loro. A partire dal padrone di casa, Mario Bruno, che condividendo nella sostanza i nuovi progetti della Regione ha sollevato una serie di inevitabili interrogativi. Che poi sono le preoccupazioni di tutti i suoi colleghi amministratori: «Come sarà strutturato il fondo unico e come finanzierà i Comuni? Come gestiremo i rifiuti? E la polizia locale? E gli appalti? E la programmazione comunitaria? In che modo si arriverà a creare un’area omogenea?». Perplessità legittime che richiedono una serie di confronti: «Da qui ad aprile sarà necessario definire dei gruppi di lavoro – ha aggiunto a proposito Bruno – per disegnare un’ipotesi di Sardegna condivisa». D’accordo con le parole dell’assessore regionale anche il sindaco di Ozieri Leonardo Ladu: «I Comuni piccoli e medi, salvaguardando la propria identità, devono unirsi, non c’è alternativa. Soprattutto non ci sono più le condizioni minime per governare ognuno per conto proprio».

Invita alla concretezza il sindaco di Bonorva Giammario Senes: «Bisogna fermarsi sulle questioni che affliggono i Comuni, ingessati dal patto di stabilità che ha determinato situazioni insostenibili. E poi il tema dell’occupazione e delle zone interne dove è urgente un’inversione di rotta per scongiurare il deserto». Preoccupazione condivisa anche dal sindaco di Villanova Monteleone, Quirico Meloni: «Assessore, ci faccia arrivare vivi a questa Sardegna riformata». Ed Erriu ha rassicurato i sindaci soprattutto sul patto di stabilità annunciando che «è stata accettata la proposta di utilizzare per i Comuni metà dei nuovi spazi finanziari ottenuti dal Governo. Così da attuare un meccanismo di patto verticale che permetterà ai Comuni di abbassare la soglia del saldo obiettivo e quindi di spendere di più».

L’assessore si è poi soffermato sul processo di riforma che interesserà anche la Regione e che prevede «il trasferimento di competenze e uffici regionali (Genio civile, Arpas ecc.) dal centro alla periferia. Erano stati accentrati per questioni di risparmio». L’idea, in tal senso, è quella di creare dei «distretti amministrativi regionali».

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