La Nuova Sardegna

Sassari

«Banco, la Fondazione è il “buen retiro” del Pd»

di Giovanni Bua

Ennesimo affondo dei Riformatori, Frongia: tutto è saldamente in mano loro Solinas: il risultato è una gestione clientelare di fondi che servirebbero alla città

08 ottobre 2014
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SASSARI. «La Fondazione dovrebbe uscire dal capitale del Banco di Sardegna? Inizino a fare uscire il Pd dalla Fondazione, sarebbe un buon punto di partenza». Non mollano l’osso i Riformatori sardi, per nulla “domati” dalla ancora fresca bocciatura del loro ordine del giorno sul tema presentato il consiglio regionale. Anzi «Contenti – sottolinea l’ex assessore regionale al Turismo, Roberto Frongia _ di aver sentito che il governatore Pigliaru la pensa come noi quando dice in aula di spezzare l’antistorico legame fra Fondazioni e banche, da sempre fonte di commistioni fra politica e finanza. Ecco, noi sul tema abbiamo un consiglio, se tutti i membri del Pd presenti nel cda della Fondazione si dimettessero la commistione sarebbe presto risolta».

«È evidente a tutti – ha detto il coordinatore provinciale dei Riformatori Michele Solinas – che ormai la Fondazione si è trasformata in un esclusivo terreno di caccia e potere per il partito democratico. Anzi, di una ben precisa area del partito democratico, quella degli ex socialisti (a cui appartengono il presidente della Fondazione, ed ex segretario del partito Antonello Cabras, e che in città fa capo a Giacomo Spissu ndr). Questo non è un bene, né per il partito democratico né per la città di Sassari. Il Pd infatti, gestendo questi soldi in maniera, diciamo, elettorale, offre ai cittadini una dannosa immagine di un partito di clientela e non di governo. La Fondazione poi, portando avanti una politica di finanziamento a pioggia di iniziative di ogni genere, non fa programmazione di nessun tipo, e, nonostante a volte si abbia una diversa impressione, finisce per non aiutare in nessun modo la città».

Il piatto è particolarmente ricco: «La Fondazione – spiega Frongia – negli ultimi anni ha erogato in media tra i 15 e i 16 milioni di contributi. Noi rendiamo pubblici gli elenchi delle iniziative finanziate, elenchi che pubblici già sono ma certo non pubblicizzati. Non entro nel gioco dei soliti noti che prendono i soldi, anche perché ognuno ha gli occhi per leggere, ma di sicuro è evidente la miriade di microdonazioni assolutamente inutili».

«Insomma – continua Solinas, annunciando che questo appuntamento, che segue il sit-in della scorsa settimana di fronte alla sede della Fondazione, non sarà l’ultimo dedicato al pianeta banche e al loro sistema di controllo – la Fondazione si è ridotta ad essere un mega assessorato alla Cultura, senza però nessun controllo democratico, anzi assegnato in maniera perenne all’area che storicamente ha il controllo del partito democratico, e soprattutto senza nessuna programmazione politica. Soldi buttati dalla finestra, che la nostra economia non si può più permettere di regalare, oltre che evidente turbativa degli equilibri elettorali. Avere in mano la Fondazione non fa infatti altro che alimentare il potere che la controlla, rendendo sempre più difficile contrastrarlo, come anche le recenti vicende sassaresi dimostrano». «Che il nome sia Antonello Cabras o Angela Mameli, è palese che la Fondazione è diventata “el buen retiro” dei trombati del Pd – chiosa Frongia – è ora di dire basta e azzerare i vertici della Fondazione. E solo dopo pensare a farla uscire dal capitale del Banco di cui ha il 49 per cento. Una quota che vale intorno ai 350 milioni e che si potrebbe davvero usare per investire nell’economia e nella società sarda».

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