La Nuova Sardegna

Sassari

Marras: Puc, si parte dal centro storico

di Giovanni Bua

L’assessore annuncia la prima azione dopo il via libera al piano: cambieremo il regolamento edilizio che ora è troppo rigido

20 novembre 2014
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SASSARI. «Un risultato importante, che ci permette di iniziare a lavorare con decisione per i nostri obiettivi, primo tra tutti il centro e il suo rilancio». Non si prende molto tempo per festeggiare Alessio Marras, nemmeno quando gli dici che rimarrà nei libri di storia cittadina come l’assessore all’Urbanistica che ha portato a casa, dopo 7 anni di lavoro e 30 anni di Piano regolatore, il Puc. «Non scherziamo – spiega – nei libri di storia rimarranno i due mandati Ganau, quello del sindaco Sanna, le giunte e i consiglieri delle maggioranze di centrosinistra che si sono alternate. Mai lavoro si può considerare più collettivo del piano urbanistico. E ognuno ha una sua fetta di merito. Non ultima l’attuale amministrazione regionale. Che, se fosse stata ostile come la precedente, avrebbe potuto crearci non pochi problemi».

L’ultimo passaggio. Il Puc ora passerà sulla scrivania del dirigente regionale dell’Urbanistica per una verifica, che si annuncia assai rapida, del recepimento delle osservazioni cagliaritane e poi verrà pubblicato nel Buras diventando pienamente operativo. Ma, nonostante l’iter sia di fatto concluso, le criticità non mancano. «Ne siamo consapevoli – spiega Marras – il piano è vecchio, alcuni problemi sono stati risolti. Altri, diciamo, rimandati. Ma intanto abbiamo risolto il problema più grosso: la doppia conformità a Puc e Piano regolatore che ogni progetti doveva fino ad oggi negli ultimi anni avere. Un vero incubo che ora potremo dimenticare».

Centro matrice. A far dubitare però molti altri punti del piano, a iniziare dal centro matrice “monstre” che rischia di paralizzare invece che rilanciare il centro storico. Passando per le cubature, per l’opposizione, che ha votato contro, esagerate e antistorice. Concludendo con le aree turistiche, il cui sviluppo edificatorio è di fatto falciato da una procedura a dir poco complessa.

L’accordo. «Procediamo con ordine – spiega Marras – e partiamo dal centro storico e dai beni identitari. Avevamo la necessità di metterli sotto tutela. E lo sono: una tutela urbanistica. In questo modo, in accordo con le Regione, abbiamo rinviato una successiva tutela paesaggistica alla copianificazione o al recepimento integrale del Puc nel Ppr. Detto questo, che può sembrare un tecnicismo ma in realtà ha sbloccato una partita assai complessa con gli uffici tecnici cagliaritani, sul centro storico abbiamo intenzione di intervenire. E in profondità».

Regolamento edilizio. «Questo lo faremo lavorando immediatamente sul regolamento edilizio. Definendo con cura cosa va tutelato e cosa buttato giù. Dando via facile alla riqualificazione, chiaramente in pieno accordo con la sovrintendenze. Insomma, chi ha paura che il centro storico sia ingessato si ricrederà presto».

Aree turistiche. «Lo stesso – continua l’assessore all’Urbanistica – vale per le aree turistiche. Il Puc era un elefante. Ora che l’iter è concluso lo mangeremo pezzo per pezzo. Con varianti, semplificazioni, e coinvolgimento delle categorie. Ci sono una serie di dossier sul nostro tavolo, a cui finalmente ci possiamo applicare».

Cascata di cemento. Sulla cascata di cemento poi: «Il Puc contiene linee di sviluppo teorico. E ultradecennale. Il fatto che si dica che in un posto si può costruire non vuol dire che bisogna costruirci ora. Noi indichiamo linee omogenee di sviluppo urbanistico. Quando e chi costruirà poi lo deciderà il mercato, la demografia, mille varianti. E noi chiaramente spingeremo in ogni modo possibile per favorire la rivalutazione dell’esistente».

Incombatibilità. Sulle tensioni e le incompatibilità poi: «In questa fase – chiude Marras – non si parlava del Puc, che è stato adottato nel 2012 con le sue zonizzazioni. Nessun conflitto di interessi era in questo momento, nel quale si recepivano le osservazioni della Regione, possibile. D’altronde cambiare il Puc non era il nostro mandato. La stessa opposizione ha più volte denunciato la necessità di far presto e di non spendere. Anche se poi ha votato in altra direzione».

L’ingiustizia. «Detto questo l’urbanistica è ingiusta per sua stessa natura. Facendo delle scelte privilegia qualcuno a danno di altri. Sotto questo punto di vista lo strumento della perequazione è interessante. Infatti chi riceve benefici edificatori lì dà, per così dire, indietro alla collettività, almeno in parte. Ecco, questo Puc, fra tanti difetti, ha questo pregio. Ed è un ottimo punto di partenza su cui costruire insieme il nostro futuro».

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