«Mi ha picchiato, ha le mani di gomma»
I racconti dei bambini ai genitori: ci dava schiaffi, colpi alla testa e alla schiena. Ieri l’insegnante non ha risposto al gip
SASSARI. La mamma ha dovuto insistere un po’ prima di riuscire a fargli dire qualcosa. Gli ha dovuto promettere che l’insegnante non avrebbe saputo nulla di quelle confidenze e solo a quel punto il bambino si è lasciato andare: «Ieri la maestra mi ha dato due schiaffi, le sue mani sembravano di gomma» e ha poi aggiunto di esserci «rimasto molto male» e di aver avuto «paura di ricevere un’altra punizione». È solo una delle denunce raccolte dai carabinieri di Sorso e finita nel fascicolo del sostituto procuratore Mario Leo che ha iscritto nel registro degli indagati un’insegnante della scuola elementare di Sorso per maltrattamenti nei confronti di alcuni bambini della sua classe.
Alle 12.30 di ieri la maestra è uscita dalla stanza del gip Antonello Spano. A testa bassa, insieme al suo avvocato Claudio Mastandrea, ha raggiunto l’uscita del palazzo di giustizia, scossa per quello che sta succedendo, sicura di non aver mai fatto del male ai suoi alunni e pronta a dimostrarlo. Ieri mattina, davanti al giudice che doveva interrogarla, si è avvalsa della facoltà di non rispondere, come la legge le consente di fare. Prematuro, forse, dare spiegazioni senza che il suo legale di fiducia abbia preso visione delle registrazioni delle telecamere. L’installazione degli apparecchi di videsorveglianza in classe era stata autorizzata circa due mesi fa dal magistrato Mario Leo dopo le denunce presentate da alcuni genitori ai carabinieri della stazione di Sorso comandati dal maresciallo Alessandro Masala. Leo ieri mattina ha chiesto che venisse applicata nei confronti della donna una misura interdittiva: la sospensione dall’esercizio dell’insegnamento per due mesi. Il giudice Spano si è riservato e deciderà entro la settimana.
Tra le testimonianze raccolte dalla Procura c’è anche quella di una mamma che racconta di «uno strano gioco» che la figlia organizzava in casa: «Disponeva alcuni pupazzi nella sua cameretta come fossero degli alunni a scuola, mentre lei assumeva il ruolo della maestra», durante il gioco la bambina «assegnava i compiti e simulava che i pupazzetti sbagliassero o si rifiutassero di farli per poi minacciarli di percosse ad alta voce e picchiarli sbattendoli per terra». Ma ci sono altri sfoghi: un bambino racconta a sua madre che appena rientrato in classe dal bagno la maestra gli avrebbe chiesto di avvicinarsi dicendogli: «Vieni qua che ti concio per le feste» e gli avrebbe poi ordinato di mostrarle le mani per colpirgliele con forza.
Usare il condizionale è d’obbligo, i racconti dei bambini vanno sempre analizzati con molta attenzione e cautela. Ma in questo caso a supporto delle parole ci sarebbero le registrazioni delle telecamere: «Ulteriori conferme – sostiene il pm – al già grave e concorde quadro indiziario». Il riferimento è in particolare a un fermo immagine «dove si vede chiaramente la maestra schiaffeggiare il bambino della terza bancata – scrive la Procura – seduto nel primo banco».
Qualcuno, ancora, all’uscita di scuola aveva raccontato alla propria mamma di essersi fatto male a un braccio durante le lezioni in quanto la maestra l’aveva «sbattuto alla porta del bagno». Un altro genitore riferiva invece che la propria figlia aveva assunto nei confronti della madre «un insolito atteggiamento di chiusura» e solo dopo alcune insistenze la bambina aveva confidato «con non poca difficoltà» che la sua insegnante quella mattina «aveva percosso un suo compagno di scuola dandogli uno scapaccione» e che ogni volta che questo compagno «si alzava dal banco e faceva qualche capriccio, la maestra lo picchiava colpendolo con delle manate sulla schiena» oppure «alla testa e al collo e spesso sbattendogli i quaderni in testa». Qualche bambino – stando sempre al racconto dei genitori – quando rientrava a casa dopo le lezioni «scoppiava a piangere» chiedendo alla madre «di non farlo più tornare a scuola o di trasferirlo di sezione».
Per il pm «è chiaro che queste condotte stanno determinando uno stato di agitazione e timore negli alunni che appaiono impauriti e timorosi di subire azioni violente da parte dell’indagata, la quale abusa del potere di controllo e disciplina nei confronti dei bambini a lei affidati, utilizzando la punizione corporale non come extrema ratio di fronte a bisticci particolarmente violenti o condotte inavvedute e improvvise, ma come normale modus operandi educativo». Da qui la decisione di chiederne la sospensione.
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