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Sassari, un branco dietro il pestaggio del porta-pizze

Nadia Cossu
Sassari, un branco dietro il pestaggio del porta-pizze

Il giovane che aveva perso l'uso della parola sarebbe stato picchiato in via Roma almeno da quattro persone, ci sarebbe anche una donna

05 maggio 2015
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SASSARI. Non una persona, come si era pensato in un primo momento. E neppure due. È stato un branco ad aggredire il portapizze di 27 anni un mese fa tra via Roma e viale Umberto. E in mezzo a quei balordi forse c’era anche una donna. Il giovane era stato raggiunto alle spalle e pestato con violenza probabilmente con un casco che gli aveva provocato delle gravi lesioni in testa.

Il giovane è rimasto a lungo ricoverato nel reparto di Neurochirurgia dell’ospedale Civile. In seguito alle botte aveva infatti perso la memoria e l’uso della parola e c’è voluto un lungo percorso di riabilitazione e cure perché cominciasse a uscire dall’oblio. Il 27enne qualche giorno fa è stato dimesso, sta riprendendosi lentamente e i ricordi di quei momenti terribili iniziano a riaffiorare.

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Ma è anche sul fronte investigativo che a breve potrebbero esserci delle importanti novità. La vicenda del pestaggio aveva scosso molto i sassaresi, i carabinieri hanno acquisito le registrazioni delle telecamere e sentito tantissime persone, anche testimoni del pestaggio che evidentemente potrebbero aver fornito elementi indiziari interessanti.

Il giovane era stato picchiato in pieno centro mentre camminava a piedi al termine di una giornata di lavoro. Era stato in qualche locale, aveva salutato gli amici, stava raggiungendo la sua macchina parcheggiata poco distante. All’improvviso, da dietro, alcune persone gli erano piombate addosso. In un primo momento il 27enne aveva barcollato ma non gli sembrava di stare così male. E infatti era passato del tempo prima che prendesse la macchina e si facesse visitare dalla guardia medica. Il medico di turno aveva capito dopo pochi minuti che la situazione era realmente seria per cui gli aveva immediatamente suggerito di andare al pronto soccorso.

Da qui il ricovero nel reparto di Neurochirurgia. Un ematoma comprimeva una parte del cervello e in attesa che si riassorbisse il giovane è stato costretto a passare un mese in ospedale, senza riuscire a ricordare né parlare. Ogni giorno gli amici lo andavano a trovare per cercare di smuovere i suoi ricordi, hanno ripercorso con lui momenti di vita, anche quelli della sera dell’aggressione. Stessa cosa hanno fatto gli investigatori che probabilmente stanno per chiudere il cerchio intorno a questa brutta storia che purtroppo – come si è scoperto – vede coinvolte diverse persone e che quasi certamente ha come movente un tenativo di rapina. La paura che in giro per la città ci sia un branco pronto ad aggredire chiunque accresce l’allarme.

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