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Sassari

porto torres

La barca di Piero Angela rinasce nei cantieri dei fratelli Polese

di Emanuele Fancellu
La barca di Piero Angela rinasce nei cantieri dei fratelli Polese

In corso il restauro dell’Alicudi, il 19 metri in legno costruito in Sicilia nel 1968 e usato dal celebrte giornalista Rai in alcune trasmissioni. Gli artigiani turritani ricominciano dopo lo “sfratto” dalla darsena dei veleni

08 maggio 2015
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PORTO TORRES. Il profumo del legno lavorato che si mescola alle fragranze tipiche del porto; l'arte di ridare vita a vecchi legni che hanno gloriosamente solcato il mare. Si respirano la storia, la fatica, il lavoro e l'orgoglio nel cantiere Polese, agli Alti Fondali.

Nel capannone, in questi giorni, si lavora febbrilmente per ridare vita a una vecchia gloria del mare - la Alicudi - imbarcazione di 19 metri in legno costruita ad Acitrezza, in Sicilia, nel 1968.

Si tratta di una barca nata per la pesca al pescespada che un'opera di restyling a fine anni Ottanta trasformò in navetta. La Alicudi, che ha solcato i mari di Spagna, Sicilia e Sardegna, balzò agli onori della cronaca per essere stata utilizzata dal giornalista Piero Angela per un programma sugli squali andato in onda su Rai Uno.

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«Il legno aveva evidenti danni strutturali legati all'usura del tempo – spiega Alessandro Polese – così siamo stati contattati da un armatore portotorrese, Gaetano Cau, per manutenzionarla. La sua idea è quella di utilizzarla per fare B&B, boat & breakfast: le persone dormiranno, mangeranno a bordo e visiteranno le bellezze del nostro Golfo dell'Asinara».

Pian piano l'Alicudi viene rigenerata dalle abili mani degli artigiani turritani e va incontro a una nuova vita: ad effettuare il lavoro i fratelli Gianni e Alessandro Polese, eredi di una dinastia di maestri d'ascia che ha visto il cantiere di famiglia trasferirsi prima da Monti di Mari, dove si trova l'attuale Autogrill all'interno del porto commerciale, allo scalo di alaggio situato presso l'odierno edificio della Finanza alla darsena servizi, forzatamente abbandonata a causa dell’interdizione per inquinamento nel 2011. L’ultima sede è quella del capannone nella zona degli “ Alti Fondali ": «Un trasferimento a nostre spese e con grande fatica. Ma siamo riusciti a ripartire con l'attività», racconta con fierezza Alessandro.

«E' un lavoro particolare di carpenteria che possono fare solo dei mastri – riprende il maestro d'ascia –. Stiamo rifacendo la prua con ossatura (le ordinate) in rovere e il fasciame in mogano. La consegneremo a fine mese e sarà pronta per il varo».

Quella del cantiere Polese, che da poco ha restaurato un catch americano del 1932 dello stilista Massimo Rossetti, è una storia gloriosa che parla della Porto Torres che fu, di quella che è e sarà in futuro, con la cantieristica navale sempre protagonista.

«Seguiamo la tradizione di famiglia, siamo alla quinta generazione di maestri d'ascia: il capostipite era Simone, il nostro trisavolo arrivato a Porto Torres da Alghero ai primi dell'800, ma di origini di Torre del Greco, dove la famiglia si dedicava alla pesca del corallo e all'arte dei maestri d'ascia» racconta Alessandro, che prosegue: «A Porto Torres ha avuto inizio la tradizione dei gozzi turritani». Le barche dei Polese, vendute in tutta Europa, si riconoscono per il tipo di prua e di carena, la "pernaccia", "un simbolo della nostra famiglia di due tipi: uno fatto a ricciolo, uno è il cappello della prua – chiosa Alessandro –. A Porto Torres il tipo di barca con la prua buttata in avanti si chiama "masthigana", la filuga in italiano». Adesso non resta che aspettare il varo dell'ultima creatura.

 

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