Si impossessa di reperti, ispettore a giudizio
Archeologia, l’esperto era stato nominato nel 2011 dal Soprintendente: è accusato di ricettazione
SASSARI. Ricettazione e violazione del Codice dei beni culturali e dell’ambiente, in particolare degli articoli 175 e 176 - impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato -: deve difendersi da queste accuse un ispettore onorario della Soprintendenza di Sassari che è comparso in aula per il processo con rito abbreviato. Salvatore Barrocu, 59 anni di Ossi - secondo l’accusa, il pubblico ministero è Paolo Piras - si sarebbe impossessato di oltre settanta reperti archeologici del periodo compreso tra il 1500 e il 1800 a.C. che gli sarebbero stati consegnati da alcune persone che li avevano ritrovati nella zona di Tula, vicino al Coghinas.
I fatti per i quali è accusato l’imputato risalgono al 2011: l’uomo era stato inserito tra gli ispettori secondo una prassi che consente ai Soprintendenti di avvalersi sul territorio di appassionati di archeologia per portare avanti attività di contrasto all’azione di tombaroli e di coloro che possono arrecare danno al patrimonio archeologico dello Stato.
Per una serie di circostanze che ora l’imputato avrà modo di chiarire durante il processo (Barrocu è difeso dall’avvocato Antonio Secci e l’udienza per la discussione è stata fissata per il prossimo mese di ottobre) a un certo punto - forse dopo una soffiata - i carabinieri avevano eseguito una perquisizione e avevano trovato 74 reperti nella disponibilità dell’ispettore onorario. Secondo l’accusa si tratterebbe di materiali di significativo valore archeologico che erano stati consegnati all’ispettore affinchè provvedesse a sua volta a metterli a disposizione della Soprintendenza. Cosa che - sempre secondo l’accusa - non sarebbe avvenuta.
Nel corso dell’udienza c’è stata la testimonianza della responsabile della sede della Soprintendenza archeologica di sassari che ha confermato il valore - sotto il profilo archeologico - dei reperti che hanno messo nei guai l’ispettore di Ossi. Pare che i reperti fossero stati consegnati a Barrocu da alcuni ragazzi delle scuole che li avevano raccolti nel letto del Coghinas dopo che le acque si erano ritirate. Quei materiali - per ragioni che ora dovranno essere chiarite - non sarebbero arrivati a destinazione nei modi dovuti e l’intervento dei carabinieri aveva consentito il recupero.