La Nuova Sardegna

Sassari

Porto Torres, la vera storia del gabbiano che ama le persone

di Gianni Bazzoni
Porto Torres, la vera storia del gabbiano che ama le persone

Porto Torres, un tecnico in pensione ha aiutato il piccolo volatile a sfuggire all’attacco mortale delle cornacchie: «L’ho salvato io insieme a mio figlio»

16 luglio 2015
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SASSARI. «L’ho salvato io insieme a mio figlio, aveva pochi giorni e stavano per mangiarlo le cornacchie come avevano già fatto con gli altri piccoli del nido. Ora è quasi pronto per vivere autonomamente, spero possa farlo al più presto». Giuseppe Carboni, 75 anni, un passato da tecnico con la Snam Progetti e l’Ansaldo, spesso in giro per il mondo e con esperienze al Petrolchimico di Porto Torres e a Fiume Santo, ha riconosciuto il gabbiano reale sul giornale. E ha accettato di raccontare la storia di quel volatile che è diventato una specie di star nella spiaggia dello Scoglio Lungo a Porto Torres.

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«Lo abbiamo accolto il 2 maggio, dei bambini lo avevano preso per strada – racconta il signor Giuseppe – e insieme a mio figlio Luca abbiamo deciso di aiutarlo. Io l’avevo già fatto con un altro gabbiano ferito. Sapevo come fare». Il primo problema è stato quello dell’alimentazione: «Gli davo da mangiare con una pinzetta, di quelle per le sopracciglia, e da bere con una siringa. É rimasto a casa poco più di due mesi, ha familiarizzato con un cane e un gatto - Black e Jerry - , hanno giocato insieme. E quando sentiva il gracchiare delle cornacchie che svolazzavano sopra il cortile si nascondeva dentro la cuccia del cane e si faceva difendere. Aveva paura». E dal cane, il gabbiano reale ha mutuato alcuni comportamenti: «Quando è cresciuto girava in cortile, faceva la guardia davanti al cancello, la gente si fermava e lui era pronto a controllare».

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Con il passare delle settimane il piccolo gabbiano, battezzato Jonathan da Giuseppe e Luca Carboni (anche se poi in spiaggia in molti lo chiamano Gavino), ha cominciato a esercitarsi nelle operazioni di volo.

«Abbiamo cominciato a farlo decollare dalle altezze medie, poi sempre più su fino al tetto della casa – racconta il signor Giuseppe – e quando era pronto e si vedeva che voleva prendere il largo, ci siamo consultati con degli esperti e ci hanno consigliato di portarlo dove sono presenti delle colonie di gabbiani».

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Da due settimane Jonathan-Gavino è allo Scoglio Lungo: vola e torna in spiaggia, gioca con le palette dei bambini, prende il sole sulla spiaggina di qualche bagnante. Ma soprattutto il piccolo gabbiano reale aspetta. Sa che il suo salvatore non l’ha abbandonato del tutto e si preoccupa per lui: il signor Giuseppe arriva due volte al giorno, la mattina e la sera con la borsa frigo rossa e porta da mangiare. Rigorosamente pesce «per non snaturare le sue caratteristiche ed evitare che vada a cercare cibo nei cassonetti». Il gabbiano riconosce l’auto da lontano e si mette in posizione, poi basta un fischio e il volatile plana ai piedi dell’uomo.

«Ora sto riducendo il cibo – conclude il signor Giuseppe – per abituarlo ad andare a cercarselo. Spero che ora possa proseguire il suo viaggio di libertà».

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