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Rissa tra migranti a Palmadula, ora l’accoltellatore rischia il rimpatrio

Andrea Massidda
Un gruppo di migranti discute con un agente della polizia nel piazzale davanti al centro accoglienza di Palmadula
Un gruppo di migranti discute con un agente della polizia nel piazzale davanti al centro accoglienza di Palmadula

Dopo la lite nel centro di accoglienza spetterà al prefetto decidere sull’espulsione dell’indagato. Migliorano le condizioni del ferito

24 luglio 2015
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SASSARI. Potrebbe essere punito con la revoca dell’accoglienza e quindi l’immediato rimpatrio nel Gambia, il migrante di ventun anni indagato per aver accoltellato nella notte dello scorso lunedì 20 luglio un suo coetaneo nigeriano all’interno del centro di accoglienza profughi di Palmadula.

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Il provvedimento di espulsione - che nel caso venisse adottato giungerebbe prima ancora di un eventuale rinvio a giudizio e di una condanna penale per lesioni gravi - rientra secondo la legge tra le facoltà del prefetto, che infatti valuterà il da farsi basandosi anche sulle informative ricevute dai carabinieri della stazione di Porto Torres, incaricati dalla procura della Repubblica di far luce sull’inquietante episodio.

Intanto lo stesso ragazzo finito in manette intorno alle due del mattino di martedì, mentre vagava da solo nelle campagne della borgata a quaranta chilometri dal capoluogo, è stato trasferito in un altro centro di accoglienza, così come ha disposto il giudice per le indagini preliminari, che - pur non convalidando l’arresto per trascorsa flagranza di reato - ha disposto nei suoi confronti il divieto di dimora a Palmadula.

Sta di fatto che, se mai dovesse arrivare, la decisione del rimpatrio da parte del rappresentante del governo potrebbe addirittura rivelarsi più punitiva che una condanna del giudice. Molti di questi giovani migranti, infatti, come è noto fuggono da situazioni a rischio vita e spesso da conflitti cruenti. Così sulla valutazione che nei prossimi giorni darà il prefetto Pietro Giardina, in carica a Sassari da poche settimane, peserà probabilmente anche la vicenda personale del giovane indagato e magari il profilo che tracceranno di lui i mediatori culturali del centro di accoglienza.

Al di là del reato di cui si sarebbe macchiato, infatti, l’indagato viene dipinto come una persona che non ha mai creato problemi e che racconta di essere un musicista andato via dal Gambia per sfuggire alle persecuzioni dell’attuale governo. Tutto andrà verificato. Nel frattempo migliorano sensibilmente le condizioni della vittima dell’accoltellamento, subito dimesso dai medici del pronto soccorso di Alghero con una prognosi di quindici giorni.

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