La Nuova Sardegna

Sassari

Scheggia nell’occhio? Paghi due ticket

di Gabriella Grimaldi
Scheggia nell’occhio? Paghi due ticket

L’avventura di un paziente nella clinica oculistica: oltre 4 ore di attesa in due diversi ospedali per un consulto d’urgenza

30 agosto 2015
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SASSARI. Una folata di vento improvvisa e ti vola qualcosa dentro l’occhio. Un dolore sempre più forte man mano che passano i minuti fa capire che non si tratta di un semplice arrossamento della cornea. Con la vista non c’è da scherzare, si sa e non si può perdere tempo: quindi meglio andare al pronto soccorso per un consulto.

Quello che sembrava un “incidente” sanitario da risolvere con l’intervento di un medico esperto, come poi è accaduto, si è trasformato, per un paziente sassarese, in un’odissea nella quale il corpo estraneo dentro l’occhio, eliminato con professionalità in pochi minuti, è stato l’ultimo dei problemi. Nelle oltre quattro ore di teatro dell’assurdo andate in scena tra la clinica oculistica universitaria di San Pietro e l’ospedale Santissima Annunziata da annoverare il pagamento di due ticket per un’unica prestazione: uno nel pronto soccorso del Civile e l’altro in quello che tutti i presenti nella sala d’attesa pensavano fosse il pronto soccorso oculistico ma a proposito del quale gli operatori hanno detto ai pazienti interdetti: non è mai esistito.

L’avventura di un uomo di Sassari al quale è finita dentro l’occhio la scheggia di un materiale non identificato (poteva essere legno, metallo o anche vetro) è cominciata intorno alle 10,30 del mattino quando si è presentato in quell’edificio che tutti chiamano stecca bianca dove si trovano vari reparti e ambulatori delle cliniche universitarie gestite dall’azienda sanitaria Aou. Orientandosi tra i mille cartelli che smistano i pazienti nei vari settori arriva nel grande atrio dove sapeva essere attiva l’accettazione del pronto soccorso oculistico, se non altro per averci portato il figlio d’urgenza alcuni anni addietro.

Ma ecco la prima sorpresa: da voci di corridoio (cioè gli altri pazienti seduti in attesa visto che per un po’ è stato impossibile interloquire con il personale sanitario) apprende che per accedere ai controlli medici è necessaria l’impegnativa del medico di famiglia. La cosa appare strana visto che si tratta di un’urgenza. Sbagliato. L’infermiera più avanti gli spiegherà che non solo la clinica oculistica non è dotata di un pronto soccorso, ma non lo è mai stata. Evidentemente il ricordo del proprio figlio portato per un analogo motivo al secondo piano dove si trova il reparto di degenza è frutto di un’allucinazione.

L’addetta comunque aggiunge che l’alternativa all’impegnativa del medico di famiglia è andare al pronto soccorso generale, quello dell’ospedale civile, e farsi richiedere dai medici un consulto d’urgenza per l’oculistica. L’uomo, in preda al dolore all’occhio, si precipita nella struttura di viale Italia. Ovviamente lì c’è da fare la fila come tutti gli altri, compresi i codici rossi che giustamente passano davanti, e c’è da pagare il ticket alla Asl: circa 25 euro. Una volta “conquistato” il foglio il paziente torna velocemente alle cliniche tappandosi l’occhio con la mano ma scopre che per accedere al consulto deve pagare il ticket, questa volta all’Aou: altri 25 euro. Nel frattempo si sono fatte le 12,30 e comincia un’ attesa che si concluderà dopo le 15. In mezzo ci sono le lamentele di persone anziane che sono in attesa dalle 7 del mattino, trasferimenti in massa dei pazienti ambulatoriali dal piano terra al reparto e viceversa, litigi indecorosi tra gli ammalati e i medici che vengono presi d’assalto ogni volta che si affacciano dalla porta. Insomma, ciò che emerge da una giornata come tutte le altre, è un’organizzazione lacunosa che pesa sugli utenti e non giova all’immagine di validi professionisti.

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