La Nuova Sardegna

Sassari

Riforma ospedaliera, il grande scippo alla sanità sassarese

Giovanni Bua
Un neonato e la sua mamma
Un neonato e la sua mamma

Nella delibera regionale saltano fuori servizi soppressi, posti letto trasferiti, ospedali declassati o chiusi: esplode la rivolta

12 settembre 2015
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SASSARI. Mozzo e raggi, dolore e sudore. Arriva la salita per la riforma della rete ospedaliera regionale. Con i territori che iniziano a far di conto e a scoprire che, tra deroghe e riequilibri, divisioni e cambiali, i risultati non tornano. Soprattutto nel nord ovest. Con Sassari che, per la riorganizzazione deliberata il 28 luglio dalla Regione, dovrebbe essere il secondo hub dell’isola (vuol dire mozzo, termine mutuato insieme a spoke - raggio - dal modello di sviluppo delle compagnie aeree). Ma ha scoperto che la sua ruota non solo è un bel po’ sgonfia (i posti letto scenderanno da 1.307 a 1.097), ma rischia di non girare proprio.

La cambiale. «Hanno fatto la spesa per pagare la cambiale firmata con il Mater Olbia», tuona Mario Pala, consigliere comunale del Pd. 

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Il principale allarme riguarda la pediatria sassarese. Con la città pronta a gettare le fondamenta del nuovo padiglione materno infantile al posto cadente “palazzo rosso” dell’Asl, la nuova struttura figlia della fusione tra azienda sanitaria e cliniche universitarie (un progetto da 95 milioni), che trova la cura dei suoi bambini declassificata a “raggio” che deve fare riferimento all’hub cagliaritano. Tradotto: gli 11 posti letto di chirurgia pediatrica, faticosamente ottenuti nel 2008 con l’allora assessore Nerina Dirindin, sono in via di trasferimento verso il Mater di Olbia, non c’è traccia del pronto soccorso pediatrico, ufficiosamente in funzione da sempre (anche se mai riconosciuto) e vengono cancellati i posti, già pienamente funzionanti, per l’onco-ematologia pediatrica.

Un pasticcio insomma. E non l’unico. In città infatti non è previsto alcun posto letto per la chirurgia toracica. Non c’è la Breast-unit, l’unità operativa, che si occupa di chirurgia della mammella. E questo nonostante l’Aou faccia oltre 260 interventi l’anno, quasi il doppio di quelli (150) previsti dalla normativa nazionale. Unità che, anche lei, è prevista al Mater,

Ma non è con i cugini galluresi che il nord ovest vuole fare la guerra. «In Sanità ci sono regole nazionali – spiega sornione il sindaco di Sassari Nicola Sanna – che una Regione come la Sardegna può derogare essendo a statuto speciale. Questa deroga purtroppo è inversamente proporzionale alla distanza da Cagliari». In parole povere l’hub cagliaritano è completo, quello sassarese addirittura depotenziato. Non si sa ad esempio che fine farà Nefrologia, attualmente in funzione con ottimi risultati all’ospedale civile, né c’è traccia dei sempre promessi pronto soccorso oculistico e neurologico, garantiti semi clandestinamente nei reparti dell’Aou.

Declassati. E, se per Sassari si rischia il bagno di sangue, sul territorio non va certo meglio. Via due ospedali ad Alghero, ridotti uno a ospedale di base (il Civile), uno a Stabilimento riabilitativo (il Marino), con buona pace di eccellenze come oculistica, ortopedia, urologia, ma anche della costituenda unità coronarica e del centro immunotrasfusionale. Stessa sorte per Ozieri (ospedale di base) e Ittiri e Thiesi, declassati a ospedali di comunità.

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