La Nuova Sardegna

Sassari

L’APPELLO DELLE MAMME

di Luigi Soriga

SASSARI. È molto cinico applicare la matematica alle vite umane. E ancora di più incanalare in un’equazione la sofferenza dei bambini. Ma la condanna per il day hospital di Sassari arriva proprio dai...

29 settembre 2015
4 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. È molto cinico applicare la matematica alle vite umane. E ancora di più incanalare in un’equazione la sofferenza dei bambini. Ma la condanna per il day hospital di Sassari arriva proprio dai numeri: dieci piccoli pazienti non sono sufficienti a tenere in vita una struttura preziosissima. I bimbi oncologici perderanno il loro punto di riferimento, la loro seconda casa e la loro seconda famiglia.

I piccoli affetti da leucemia. Tra loro c’è anche Giovanni Andrea, il bambino di sei anni malato di leucemia per il quale si è mobilitato il Web. La sua storia è stata seguita da migliaia di persone e ha contribuito a sensibilizzare un numero impensabile di donatori. Ora sta bene, il midollo che gli ha donato la mamma gli ha spalancato un futuro e una vita normale: da agosto è rientrato a Sassari, è andato al mare, e ora ha cominciato a frequentare la scuola. Ogni due mesi però deve sottoporsi ai controlli, e poterli fare vicino alla propria casa e ai propri affetti è fondamentale per un bimbo. «Giovanni Andrea è rimasto in cura a Sassari per lunghissimo tempo – racconta la madre Fernanda – e posso assicurare che il day-hospital di Sassari, così come la chiurgia pediatrica, è un autentico gioiellino». Ci lavorano 2 medici e tre infermieri, che prestano servizio anche in Pediatria. «E’ una struttura che funziona benissimo, con un’equipe che alla professionalità unisce il calore umano. Io e Giovanni Andrea ci teniamo sempre in contatto con i medici, per noi sono una famiglia. Sarebbe un errore clamoroso cancellare una simile risorsa». I disagi per i piccoli pazienti e per le loro famiglie sarebbero enormi: «Ci sono bambini che devono rivolgersi al day hospital anche due volte alla settimana. Che si sottopongono a chemioterapia – spiega Fernanda – pensate cosa vorrebbe dire, se a Sassari dovessero tagliare i servizi, andare ogni volta a Cagliari. Vuol dire svegliare un bambino debilitato dalla chemio alle 5,30 del mattino, caricarlo in macchina e sottoporlo a un viaggio di ore con la nausea». Ma non è tutto: «Se poi durante le terapie capitano delle complicazioni come una polmonite, che comportano ricoveri di mesi, allora anche per le famiglie la situazione diventa insostenibile. Se costretto a prendere casa a Cagliari, se hai un reddito medio non hai diritto a rimborsi, devi lasciare il lavoro, se hai un’attività commerciale finisci sul lastrico. E poi tu e il bambino siete completamente soli: chi può venire a trovarti, ogni giorno, se sei distante 300 chilometri dagli affetti?».

I piccoli talassemici. Anche i genitori dei bambini talassemici si sono molto preoccupati. Il day-hospital per loro è un riferimento vitale. I piccoli utenti a Sassari sono 25, ai quali si aggiungono altri 70 adulti. Le notizie che riguardano il loro futuro sono incerte e ben poco confortanti. Lo stesso assessore Arru non si è soffermato sulla loro situazione e non si sa se per i talassemici verrà trovata una soluzione, se verranno presi in carico dal reparto di ematologia, oppure se dovranno emigrare verso centri distanti centinaia di chilometri. Le mamme e i papà, contro quest’ultima ipotesi, sono pronti a dare battaglia: «Ho un figlio di 8 mesi – dice Tiziana – come fa a sostenere dei viaggi così lunghi?». Molti di questi bambini sono cresciuti sotto lo sguardo dei medici del day-hospital. C’è anche chi, come Natalina Dedola, il primo ricovero l’ha fatto a 9 anni, e adesso di anni ne ha 45. Per tutti è come una mamma saggia. «I medici sono come degli zii, sono degli amici – racconta una mamma – Mio figlio ha 11 anni, e guai se dovesse fargli un prelievo una persona sconosciuta». Per un paziente talassamico e per la gestione della sua routine è importante avere un riferimento locale: una trasfusione ogni dieci giorni, più le visite di controllo e gli esami. «Se ci levano quella struttura è come se ci levassero il pane. Chiediamo all’assessore Arru di non sopprimere il reparto e di lasciarci anche gli ambulatori». Dice un’altra mamma: «Ormai tra mio figlio e l’equipe medica c’è una tale familiarità e confidenza che andare al day-hospital è quasi un divertimento: mamma non vedo l’ora che arrivi il giorno del prelievo, mi dice – perché così non vado a scuola».

In Primo Piano
Disagi

Alghero, tre passeggeri lasciati a terra per overbooking da Aeroitalia

di Massimo Sechi

VIDEO

Il sindaco di Sassari Nanni Campus: «23 anni fa ho sbagliato clamorosamente. Il 25 aprile è la festa di tutti, della pace e della libertà»

Le nostre iniziative