La Nuova Sardegna

Sassari

INDAGINI DELLA DIGOS

Terrorismo, espulso pachistano

Terrorismo, espulso pachistano

Aveva inneggiato alla Jihad su Facebook, pronti altri tre decreti

09 ottobre 2015
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SASSARI. Utilizzava una utenza telefonica appartenuta a uno dei ricercati (ancora latitante) dell’operazione «Karvay» che nel mese di aprile dello scorso anno ha portato all’esecuzione di diverse ordinanze di custodia cautelare in carcere per terrorismo internazionale. E gli investigatori della Digos di Sassari ne stavano monitorando ogni possibile movimento, comprese le affermazioni sul suo profilo Facebook dove, tra l’altro, aveva scritto: «Il modo più semplice per sconfiggere Israele- dovete essere tutti uniti in preghiera e dopo dovete fare il jihad».

L’uomo, pachistano di 32 anni, è stato espulso dal territorio nazionale con decreto del ministro dell’Interno Angelino Alfano e su proposta del questore Pasquale Errico. Una procedura adottata sulla base dell’ex articolo 3 della legge 155/2005 che fa riferimento alle nuove norme in materia di espulsione di stranieri per motivi di prevenzione del terrorismo. Gli agenti della Digos - che hanno redatto l’informativa - avevano già acquisito il parere preventivo anche della Direzione distrettuale antimafia di Cagliari. Il provvedimento ha raggiunto lo straniero a Macerata, dove si trovava attualmente.

In precedenza, tra la fine di gennaio e i primi di febbraio, era già stato espulso (con la stessa procedura) insieme ad altre nove persone raggiunte da decreto del ministro dell’Interno, un altro pachistano: aveva postato su facebook un appello a pregare in favore dei mujaheddin impegnati nei diversi fronti della “guerra santa”. E in un’altra occasione aveva pubblicato una immagine raffigurante un kalashnikov sopra una scritta in arabo oltre a un documento audio-video di un “predicatore”.

L’operazione era stata eseguita dopo i tragici fatti che seguirono all’assalto della redazione della rivista «Charlie Hebdo» dove vennero uccise 12 persone.

La Digos di Sassari - che ha avuto un ruolo determinante nell’inchiesta per lo smantellamento della presunta cellula pachistana che aveva riferimenti precisi a Olbia e anche in altre città italiane - non ha mai interrotto il proprio lavoro. Nel corso dei mesi sono stati sviluppati ulteriori approfondimenti nei confronti di persone che, a vario titolo, hanno avuto rapporti con i principali indagati o che gravitano nel circuito religioso capeggiato da Hafiz Muhammad Zurkifal, l’Imam di Bergamo arrestato anche lui nel corso dell’operazione «Karvay».

L’attività investigativa è ancora in pieno svolgimento. Gli investigatori guidati dal dirigente Mario Carta avrebbero aperto una serie di filoni di interesse nazionale e con risvolti in Sardegna. Sarebbero in fase di conclusione nuovi procedimenti per l’espulsione di altri tre stranieri, sempre nell’ambito della normativa per prevenzione del terrorismo.

Il blitz della Digos sassarese che aveva consentito di disarticolare la cellula di Al Quaeda a Olbia era scattata alla fine di aprile. (g.b.)

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