La Nuova Sardegna

Sassari

Fratello in coma, ma il patio viene abbattuto

di Giovanni Bua

In stato vegetativo dal ’96 passava l’estate sotto il pergolato buttato giù per la denuncia del vicino

17 ottobre 2015
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STINTINO. Tre operai, qualche ora di lavoro, e una catasta di legno lasciata sul patio. È finito così, lo scorso 14 settembre, il sogno di Ermanno, 43enne bergamasco, che 11 anni fa aveva comprato una villetta nel residence Rocca Ruja. Un sogno messo in piedi per risorgere da un incredibile dramma: il suo fratello minore, appena 19enne, nel 1996 ha un terribile incidente stradale e rimane in coma vegetativo permanente.

Un dramma da cui Ermanno, che dopo la morte del padre diventa appena 23enne tutore del fratello, decide di rialzarsi: «Non potevo perdere tempo prezioso - racconta - rincorrendo il miracolo di una guarigione. E così nel 2003 con tanti sacrifici mi indebito e compro un piccolo appartamento a Stintino. In questo modo potevo dare a mio fratello aria più salubre e a mia madre una ritrovata dignità. E al sottoscritto vedere realizzato il sogno più grande: condividere con i propri cari la amata Sardegna».

La scelta cade sul piano terra di una villetta in un residence da 64 appartamenti. Poco più di 40 metri quadri completamente da ristrutturare. Ermanno si indebita e ribalta l'appartamento rendendolo fruibile per il fratello: una doccia con sollevatore, una stanza per lo speciale letto ospedaliero dove passa le notti. E soprattutto il patio di fronte, ombreggiato da un pergolato già esistente. Il proprietario dell'appartamento al piano di sopra è un anziano ex giudice di pace di Alghero, che vive con sua sorella. Il giovane bergamasco, che comunque chiede al Comune di Stintino l'autorizzazione per tutti i lavori, decide di condividere i suoi progetti con lui e inizia la ristrutturazione, compreso il vecchio decadente pergolato esterno. Circostanza che in seguito l’anziano giudice negherà, infatti nell'estate 2005 chiama Ermanno dicendo che il pergolato non va bene, gli toglie aria e luce. Ermanno modifica il progetto. Ma non è sufficiente. Nel 2006 arriva la lettera degli avvocati, con la richiesta di demolizione. Ermanno, sicuro che l'accanimento del vicino più che dalla struttura dipenda dalla non gradita presenza del fratello disabile, che sotto il pergolato passa tutte le sue giornate da maggio a settembre, denuncia a sua volta il vicino per abusi edilizi, per i quali viene condannato con i reati che però cadono in prescrizione. I due smettono di parlarsi e, dopo qualche tempo, l'ex giudice e la sorella smettono anche di andare a passare le vacanze al residence.

Il processo però va avanti. Il primo grado dà ragione a Ermanno, con il giudice che rileva come tutte le villette del Condominio siano adorne di verande e tettoie del tutto identiche. L'ex giudice ricorre in appello, e la sentenza si ribalta. Il condominio del primo piano ha diritto alla vista appiombo dalla sua finestra, il pergolato va abbattuto sebbene già esistente al momento dell'acquisto di entrambi. Ermanno fa ricorso in Cassazione, ancora pendente, e chiede che l'esecuzione della sentenza venga bloccata. Spiega che il pergolato ombreggiato è indispensabile per la permanenza del fratello, che lì passa le sue giornate. «Mi viene risposto - spiega - che per quello basta un ombrellone».

La demolizione del patio viene fissata per il 3 agosto. Ermanno si prepara a rispettare l'ordine ma a farlo con clamore, con il fratello presente, e il residence pieno di residenti e turisti. Gli operai però non arrivano. Si presentano a metà settembre, tre ore di lavoro in mezzo a un villaggio vuoto.

«Io - racconta Ermanno - sono convinto della profonda ingiustizia della sentenza, ma del ricorso in Cassazione si occupa il mio avvocato. Io voglio parlare di quella casa, comprata tra enormi sacrifici, che ora è l'unica tra 64 a non avere una pergola. Della salute e della dignità di mio fratello, che da quei tre mesi di aria salubre e sole trovava le energie per evitare troppi ricoveri ospedalieri durante l'inverno. Voglio parlare del dolore della mia famiglia, che durante le estati trovava un minimo di dignità, di normalità. Volevo parlare di uno svitatore elettrico che quel sogno ha raso al suolo».

Rimane una casa, che forse Ermanno venderà e dove comunque lui e suo fratello non metteranno più piede. E una storia con un epilogo che, al di là di dove siano i torti e le ragioni giudiziarie, è davvero difficile da accettare.

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