La Nuova Sardegna

Sassari

Reperti in casa, si prescrive il reato per un ispettore

di Nadia Cossu

Imputato un 59enne alle dipendenze della Soprintendenza Era stato denunciato dai carabinieri per ricettazione

27 ottobre 2015
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SASSARI. La data sulla bolla di consegna del pacco prescrive il reato e così finiscono anche i guai giudiziari per un ispettore onorario della Soprintendenza di Sassari finito a processo per ricettazione e violazione del codice dei beni culturali e dell’ambiente, in particolare degli articoli 175 e 176: impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato. Erano queste le accuse a carico di Salvatore Barrocu, 59 anni, denunciato dai carabinieri che avevano fatto un blitz nella sua abitazione (all’epoca l’uomo viveva a Ossi) probabilmente dopo una soffiata.

A casa sua i militari avevano trovato oltre settanta reperti archeologici del periodo compreso tra il 1500 e il 1800 a.C. che gli sarebbero stati consegnati da un gruppo di studenti – così aveva raccontato lui – che li aveva ritrovati nella zona di Tula, vicino al Coghinas. Frammenti di una certa importanza storica e di grande valore archeologico custoditi in una scatola.

Il 17 novembre del 2011 i carabinieri si presentano a casa dell’ispettore e trovano gli oggetti. Ma vicino alla scatola c’è anche un biglietto che conferma quanto l’imputato, assistito dall’avvocato Antonio Secci, ha poi ripetuto in aula durante il processo. Dice infatti al giudice di aver ricevuto il plico nel 2006 da alcuni studenti che li avevano raccolti nel letto del Coghinas dopo che le acque si erano ritirate. E aggiunge che, dopo aver ispezionato i reperti, si era dimenticato di consegnarli alla Soprintendenza. E il biglietto in effetti – come confermerà dal banco dei testimoni anche un maresciallo dei carabinieri – era datato 2006. Nove anni che fanno prescrivere il reato.

L’uomo era stato inserito tra gli ispettori secondo una prassi che consente ai soprintendenti di avvalersi sul territorio di appassionati di archeologia per portare avanti attività di contrasto all’azione di tombaroli e di coloro che possono arrecare danno al patrimonio archeologico dello Stato.

A un certo punto - forse dopo una soffiata - i carabinieri avevano eseguito una perquisizione e avevano trovato 74 reperti nella disponibilità dell’ispettore onorario: «Non volevo assolutamente appropriarmene» si è difeso lui in aula. Ma secondo l’accusa si trattava di materiali “appetibili” per gli appassionati, frammenti di significativo valore archeologico che erano stati consegnati a Barrocu perché provvedesse a sua volta a metterli a disposizione della Soprintendenza. Cosa che non è però avvenuta.

Nel corso dell’udienza c’è stata la testimonianza della responsabile della sede della Soprintendenza archeologica di Sassari che aveva confermato il valore – sotto il profilo archeologico – dei reperti che hanno messo nei guai l’ispettore.

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