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Scuola civica di musica: l’assessore Pisano risponde

Scuola civica di musica: l’assessore Pisano risponde

OSILO. Sulla protesta dei docenti della scuola civica di musica “Sonos de janas” per il mancato pagamento delle spettanze loro dovute interviene l’assessore ala Cultura Simona Pisano. «Nelle scorse...

27 dicembre 2015
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OSILO. Sulla protesta dei docenti della scuola civica di musica “Sonos de janas” per il mancato pagamento delle spettanze loro dovute interviene l’assessore ala Cultura Simona Pisano. «Nelle scorse settimane gli uffici hanno inviato ai docenti una mail per informare sulla dilazione dei pagamenti: nella maggior parte dei casi gli stessi docenti avevano dichiarato di aver compreso le cause di una situazione che si è creata per motivi non dipendenti dalla volontà politica di questa amministrazione. Per questo appare ingeneroso il tono della polemica». L’assessore afferma che i docenti - «che sono, va ribadito, una fondamentale risorsa della scuola civica, e che hanno sempre offerto la loro imprescindibile collaborazione» - in tempi “normali” hanno sempre ricevuto le loro spettanze nei modi dovuti. Mentre i tempi che i Comuni attraversano - «e in particolare, gli enti capofila delle gestioni associate, quale è quella della scuola civica di musica» - non sarebbero per niente normali. «I cronici ritardi nei trasferimenti da parte dello Stato, della Regione, spesso degli altri Comuni tenuti alla contribuzione, determinano una situazione che espone gli enti capofila, loro malgrado, a non poter far fronte in maniera tempestiva ai pagamenti. Nello specifico della scuola civica di musica non è corretto sostenere che il Comune avrebbe ricevuto da parte della Regione e dell’utenza il finanziamento necessario. Perché il Comune di Osilo vanta nei confronti di Regione, di alcuni dei Comuni associati, di parte degli utenti, un credito che si avvicina ai diecimila euro. Ma poi, il problema non è neppure questo, perché ogni qualvolta il Comune ha potuto ha anticipato dalle proprie casse le somme necessarie. Ma anche di questo i docenti erano stati informati e avevano risposto nella grande maggioranza dei casi, dichiarando la loro comprensione. Cosa che invece, in qualche caso, evidentemente non c’è stata».

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