La Nuova Sardegna

Sassari

Perdonato solo il romeno che confessò

Perdonato solo il romeno che confessò

Felicita Campus: «Ci ha fatto ritrovare il corpo. Gratitudine per i carabinieri e per la pm Genoese»

26 gennaio 2016
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FLORINAS. C’è anche spazio per il perdono e per il compatimento in questa storia di sangue e di violenza. «Lui è fuori dal carcere, anche se solo per motivi di salute, mentre gli altri due stanno scontando la loro pena in carcere» sbotta la sorella di Gianfranco Campus. Gli altri sono il giovane orunese che all’epoca lavorava con Angelo Garau, e che il 25 settembre 2009 lo accompagnò a prelevare Campus nella sua casa, ma soprattutto è Nicolae Cristian Ciuca, bracciante agricolo di Timisoara. L’uomo sta scontando la condanna a 16 anni in una colonia penale.

Ciuca è stato il personaggio centrale di una inchiesta che, senza la sua confessione e la sua collaborazione, sarebbe sfociata in un processo indiziario. Il 4 settembre del 2010, fu Ciuca a condurre gli inquirenti nel luogo dove era stato seppellito il corpo di Gianfranco Campus. «Dopo le sue rivelazioni oggi abbiamo una tomba dove piangere Gianfranco – dicono la sorella e la figlia dell’allevatore –. Quell’uomo ha sbagliato ma sta pagando il suo debito con la giustizia. È l’unico che abbiamo perdonato. Infatti non ci siamo costituiti parte civile nei suoi confronti nè del ragazzo di Orune».

Ma nelle parole della famiglia c’è anche lo spazio per la gratitudine. «Non potremo mai dimenticare i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Sassari che si sono occupati delle indagini – dice Felicita Campus –. Il tenente colonnello Giusepe Urpi, il maresciallo Nicola Minunno e i carabinieri Ciriano Gaito e Cherchi. Sono sempre stati disponibili, attenti, premurosi nei nostri confronti. Non ci hanno mai fatto sentire soli e hanno risposto a tutte le nostre chiamate, hanno verificato ogni segnalazione, anche quelle meno credibili».

«Un’altra persona che non dimenticheremo mai e che ringraziamo – aggiungono Vittoria e Felicita Campus – è la dottoressa Maria Grazia Genoese, il sostituto procuratore della Repubblica che coordinò le indagini sulla scomparsa di mio padre. Ci ha sempre creduto e non ha mai mollato, fino a quando non ha risolto il caso».

Adesso il futuro di Angelo Garau è legato agli accertamenti medici cui periodicamente l’allevatore di Codrongianos sarà sottoposto nella abitazione della sua compagna, conosciuta dietro le sbarre. Il 31 dicembre Garau, che soffre di una patologia cronica polmonare, è uscito dal carcere per incompatibilità con le condizioni carcerarie. «Rispetto ma non capisco questa decisione – commenta Felicita Campus –. Garau fa l’ossigenoterapia, che è anche l’unica possibile. Non cedo perché non potrebbe farla in carcere invece che a casa, dove nessuno controlla che la pratichi».

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