La Nuova Sardegna

Sassari

I cavalli non erano dopati, assolto un allevatore

di Nadia Cossu
I cavalli non erano dopati, assolto un allevatore

Dopo le gare a Chilivani, il proprietario di Orsinio e Nurdole fu accusato di frode Ma il veterinario ha chiarito in aula: gli animali erano sotto cura per la periartrite

28 gennaio 2016
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SASSARI. Orsinio e Nurdole erano due cavalli vincenti, di quelli abituati da sempre a occupare il primo gradino del podio, curati con impeccabile attenzione dal proprietario Antonio Efisio Pinna, 64 anni, di Terralba.

E avevano vinto anche quattro gare – tra il 17 settembre del 2011 e il 10 giugno del 2012 – nell’ippodromo di Chilivani. In quell’occasione l’Unire (Unione nazionale incremento razze equine) fece degli accertamenti dai quali risultò che ai due cavalli era stata somministrata una sostanza dopante: il desametasone. Per questo motivo l’allevatore di Terralba, molto conosciuto e stimato nell’isola, finì sotto processo con le accuse di frode in competizione sportiva e maltrattamento di animali. L’Unire infatti aveva trasmesso la relazione alla Procura della Repubblica di Sassari, competente perché le gare “incriminate” si svolsero nel territorio di Ozieri, e due giorni fa il giudice Antonietta Crobu lo ha assolto «perché il fatto non sussiste». Gli avvocati Sebastiano Chironi e Pietro Calvia, che difendevano l’imputato, durante il processo hanno citato in aula un teste chiave: il veterinario ippiatra Antonello Mascia. Ed è stato proprio il medico a chiarire che i due cavalli soffrivano di una dolorosa periartrite e che fu lui stesso a prescrivere il desametasone. Che non era e non è certo una sostanza dopante «ma un farmaco che viene somministrato proprio per curare questo tipo di patologie». Il medico ha spiegato che il medicinale era stato assunto «nel pieno rispetto degli undici giorni di sospensione indicati nel “bugiardino”» e, nel caso specifico, era stato somministrato nella consapevolezza che Orsinio e Nurdole «avrebbero corso da lì a quindici giorni».

I prelievi dei tecnici dell’Unire risultarono positivi ma si trattava di tracce minime, residui che i cavalli dovevano ancora smaltire ma che in alcun modo avrebbero potuto condizionare la prestazione dei due animali. Prova ne è il fatto che Orsinio e Nurdole hanno vinto prima di allora e hanno continuato a vincere anche dopo, quando era passata la periatrite e quindi non erano più sotto cura. I due legali hanno anche sottolineato la buona fama di Pinna, «un uomo che tiene in modo particolare al benessere dei suoi cavalli – animali che gareggiano in tutta Italia – tanto da farne una ragione di vita».

A voler dire che mai avrebbe potuto rischiare di compromettere tutto quello che aveva costruito in anni di duro lavoro e di passione. E hanno aggiunto, Chironi e Calvia, che non gli si poteva nemmeno contestare il maltrattamento «per aver sottoposto, con il desametasone, i cavalli a un trattamento dannoso per la loro salute» (come sosteneva il pm) considerato che quel farmaco non è uno stupefacente né una sostanza vietata. Tesi condivisa dal giudice che ha infatti assolto l’imputato da tutte le accuse.

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