La Nuova Sardegna

Sassari

Cup, oltre un anno per la colonscopia

di Luigi Soriga
Cup, oltre un anno per la colonscopia

Liste di attesa infinite, 7 mesi per una visita oculistica: il progetto con le classi di priorità per i pazienti è fermo dal 2013

19 aprile 2016
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SASSARI. Anche i pazienti hanno il loro sistema per controllare lo stato di salute della sanità. I modi più semplici e diretti per tastare il polso di un ospedale per esempio sono questi: andare al pronto soccorso, fare un esame del sangue al laboratorio del palazzo rosa e infine prenotare un esame al Cup. Stiamo parlando delle prime tre porte d’accesso alla sanità, i primi contatti tra il malato e chi lo dovrà curare. I primi due casi li abbiamo già visti: se uno ha la sfortuna di arrivare al pronto soccorso con una caviglia gonfia come una zampogna, e al triage viene attribuito un codice verde, allora i tempi di attesa supereranno le 8 ore solo perché un medico dia un’occhiata alla zampogna.

Se invece un paziente va al palazzo Rosa ed estrae alle 7,30 del mattino un numeretto per il successivo esame del sangue, non tornerà a casa prima di mezzogiorno.

Un anno di attesa. Ed ecco infine il terzo ingresso all’universo dell’assistenza: il Centro unico di prenotazione. Anche in questo caso l’approccio della sanità verso il malato è del tutto respingente. Oltre un anno per ottenere una colonscopia. Della serie: se uno si ritrova con un polipo destinato a trasformarsi in tumore, prima di affidarsi alla sanità pubblica dovrebbe raccomandarsi al Padre eterno. Invece per una visita di chirurgia vascolare, si parla di 7 mesi. Per un’ecografia all’addome completo ci vorranno 226 giorni, mentre per una visita oculistica occorrono 217 giorni.

La cataratta. Un pensionato, che ha accusato problemi ad un occhio, due settimane fa si è rivolto al proprio medico di base. Il quale gli ha diagnosticato una cataratta e gli ha prescritto una visita specialistica per un rapido intervento chirurgico. «Ho provato a rivolgermi al Cup – racconta – ma le liste erano piene. Mi hanno consigliato, visto che si trattava di un caso urgente, di provare a chiedere direttamente alle Cliniche. Ho chiamato lì e mi è stato risposto che non potevano accettare prenotazioni che non passassero attraverso il Cup. Insomma non c’è via d’uscita. Dovrò arrangiarmi pagando di tasca un’assistenza che dovrebbe essere un mio diritto».

Gli standard ministeriali. È sempre il solito problema: le Asl, nell’erogazione dei servizi, dovrebbero rispettare gli standard di efficienza dettati dal Ministero: dovrebbero garantire il 90% delle visite richieste attraverso il Cup in 30 giorni. Invece gli esami strumentali (come tac, ecografie e risonanze) dovrebbero essere prenotati nell’arco di due mesi. Questa tempistica a Sassari (come in moltissime altre città) è pura utopia. Per una mammografia bilatelare l’attesa è di 140 giorni, in barba alle campagne di prevenzione. E per i maschi sopra i 40, la visita urologica richiede 5 mesi. Questo per citare solo alcune prestazioni monitorate dal Ministero perché ritenute critiche. E il trend va avanti da anni con un inarrestabile degrado delle prestazioni.

Classi di priorità. Pensare che nel 2013 il responsabile del Centro Unico di Prenotazione Gianpaolo Mameli aveva provato a mettere sul campo una soluzione: fare una cernita delle prenotazioni assegnando la priorità ai casi clinici più urgenti. Se un paziente ha un sospetto tumore, non può attendere per un esame diagnostico quanto un altro paziente che richiede lo stesso accertamento per un controllo di routine. Ritornando all’esempio di prima: se uno ha una cataratta e rischia di perdere l’occhio, non può aspettare quando un altro che ha una brutta congiuntivite. Insomma non può cioè valere la legge del chi chiama prima e le prenotazioni non possono finire in un unico calderone. A fare la scrematura dovrebbero essere in prima battuta i medici di base: dovranno indicare nel ricettario le priorità, barrando le caselle sulla base dei quesiti diagnostici. In questo modo gli operatori del Cup avranno un’indicazione precisa attraverso la quale catalogare e trattare la richiesta del paziente. Le tipologie delle classi di priorità saranno queste: urgente, breve, differito e programmato, e andranno evase rispettivamente in 3 giorni, 10 giorni, 30 giorni e via a scalare. Ma dal 2013 a oggi questo progetto è fermo nel cassetto, anche perché i medici di base ritengono che questo tipo di ulteriore prestazione da parte loro debba essere retribuita. Finchè Ministero, Asl e medici non troveranno un accordo, le liste di attesa saranno destinate ad allungarsi.

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