La Nuova Sardegna

Sassari

Magistrato di Sassari trascina il Plenum del Csm davanti al Tar

di Daniela Scano
Foto d'archivio giustizia
Foto d'archivio giustizia

Guerra legale per la guida della Procura. Elena Pitzorno contesta la nomina di Gianni Caria

09 maggio 2016
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SASSARI. La nomina di Gianni Caria alla guida della Procura della Repubblica di Sassari ha scatenato un contenzioso con pochissimi precedenti, forse uno solo, nella storia della magistratura italiana.

Elena Pitzorno, che da anni guida la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minori, ha infatti trascinato il Csm e il ministro della Giustizia davanti al Tar per costringerli a tornare indietro e a nominare lei al posto del collega. Nel suo ricorso Pitzorno ha impugnato la nomina di Caria fatta dal Plenum, il relativo decreto ministeriale e il provvedimento di immissione anticipata nel possesso delle funzioni in quanto ritiene che il prestigioso incarico dirigenziale spettasse a lei.

Il ricorso comporta una serie di conseguenze destinate a fare discutere. La giustizia amministrativa dovrà infatti, anche se non si sa ancora come, entrare nel merito delle scelte fatte dal Consiglio superiore della Magistratura nella sua piena autonomia garantita dalla Costituzione. Il Csm è l’organo di autogoverno della magistratura, ha rilevanza costituzionale e proprio per questo è presieduto dal Capo dello Stato. Il Csm decide le assunzioni, le assegnazioni ed i trasferimenti, le promozioni e i provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati. Le decisioni vengono prese dalle diverse commissioni in cui è articolato il Csm che delibera in adunanza plenaria.

Ed è proprio di una delibera del Plenum, per la precisione quella assunta il 24 febbraio 2016 con cui Gianni Caria è stato nominato procuratore capo presso il Tribunale di Sassari, che la sua collega chiede l’annullamento al Tar.

Il ricorso 3841 del 2016 è stato preso in esame ad aprile dalla prima sezione del Tribunale amministrativo del Lazio, competente per territorio, ma i giudici non sono ancora entrati nel merito della delicata e controversa questione. Nei giorni scorsi c’è stata una udienza per decidere se accogliere o meno la richiesta, formalizzata da Elena Pitzorno, di sospendere l’esecutività della nomina di Gianni Caria. I giudici amministrativi non hanno accolto la richiesta.

La prima sezione (presidente Carmine Volpe, estensore Ivo Correale, consigliere Roberta Cicchese) ha invece fissato la data per la trattazione di merito del ricorso. Il 19 ottobre, in udienza pubblica, la magistrata Elena Pitzorno avrà come “avversari”, oltre al neo procuratore capo di Sassari, il Consiglio Superiore della Magistratura e il ministero della Giustizia. Il Csm e il ministro Orlando  si sono infatti costituiti in giudizio, per sostenere la validità della nomina di Caria, facendosi rappresentare dall’Avvocatura generale dello Stato. Elena Pitzorno è invece rappresentata e difesa dall’avvocato Alessandro Lipani. Gianni Caria è assistito dagli avvocati Stefano Gattamelata e Vanessa Porqueddu.

Nella prima udienza, la prima sezione del Tar ha affermato la propria giurisdizione e competenza sul ricorso di cui sono state sottolineate le «complesse problematiche che meritano un adeguato approfondimento nella sede di merito al fine di proporre una soluzione definitiva, anche in riferimento alle esigenze organizzative dell’amministrazione». Da qui la decisione di «fissare sollecitamente l’udienza di trattazione al merito».

La ordinanza 02363/2016 non fa invece riferimento alle ragioni elencate nel ricorso di Elena Pitzorno che, si dice, chiede l’annullamento «della deliberazione del Csm assunta nella seduta plenaria del 24 febbraio 2016 con cui è stata deliberata la nomina del dottor Gianni Caria e non della ricorrente». Oltre della deliberazione del Plenum, Pitzorno chiede ai giudici amministrativi di cassare anche le deliberazioni della quinta commissione e dell’atto di nomina di Gianni Caria firmato dal ministro della Giustizia.

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