La Nuova Sardegna

Sassari

Differenziata, stangata da 4 milioni

di Giovanni Bua
Differenziata, stangata da 4 milioni

Il Tar dà torto al Comune nel ricorso contro la tariffa unica regionale: le penalizzazioni sono lecite e saranno retroattive

17 maggio 2016
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SASSARI. Una mazzata da due milioni e mezzo per il 2015. E un’altra ancora da calcolare per l’anno in corso, durante il quale il Comune di Sassari continua ad essere stabilmente, anche se per poco, sotto la percentuale del 50 per cento di raccolta differenziata. A conti fatti, la stangata potrebbe essere di quattro milioni.

In tribunale. Il Tar Sardegna ha posto fine, con un attesissima sentenza datata 22 aprile, alla guerra giudiziaria in atto da quasi un anno tra Palazzo Ducale e la Regione sulla “tariffa unica” per lo smaltimento rifiuti. Tariffa deliberata dalla Regione a giugno 2015 «al fine di favorire la progressiva implementazione della raccolta differenziata», con l’introduzione di meccanismi premianti e pesantemente penalizzanti per chi rispettava o meno i tetti di raccolta. Una stangata non da poco per le casse del Comune di Sassari, tutt’altro che virtuoso, che ha deciso di portare tutto in tribunale.

La sospensione. Una guerra segnata da una piccola vittoria, nell’ottobre dello scorso anno, con il Tar che aveva sospeso l’efficacia della delibera, in attesa del giudizio nel merito. Il Comune aveva contestato in particolare la retroattività imposta dalla Regione che, pur deliberando a giugno, aveva fatto partire il nuovo sistema di calcolo degli oneri di smaltimento da gennaio.

La stangata. Un regalino che, solo per i primi sei mesi del 2015, sarebbe costato a Palazzo Ducale un milione e duecentomila euro di aggravio di costi, e che sarebbe stato costretto a un aumento retroattivo della Tarsu. Sospensione in seguito cassata dal Consiglio di Stato il 21 gennaio, con Palazzo Ducale che appendeva tutte le sue residue speranze di salvare le proprie casse al giudizio nel merito del Tar.

Il giudizio. Giudizio arrivato a fine aprile. Ed efficacia della delibera pienamente ripristinata. Con un conto che per l’amministrazione si annuncia salatissimo.

Penalità. Da pagare infatti ci saranno 5,16 aggiuntivi per ogni tonnellata di rifiuto conferito (penalità per i Comuni sopra i 30mila abitanti che non hanno raggiunto il 50% della raccolta). A cui aggiungere la tariffa unica di conferimento fissata (facendo una media tra le tariffe dell’Isola) a 125 euro a tonnellata, dovuta in misura piena dai Comuni non virtuosi come Sassari (i più bravi la pagano al 70 per cento). Risultato: dagli attuali 103 euro a tonnellata previsti da Scala Erre si passa a oltre 130 euro. E questo sia per la raccolta di tutto il 2015 (con un aggravio di costi che dovrebbe aggirarsi, a spanne, intorno ai 2 milioni e mezzo) e anche per il primo semestre del 2016, con le percentuali di raccolta ancora stabilmente sotto il 50 per cento.

I rilievi. Un colpo contro il quale il Comune ha tentato di opporre tutta una serie di rilievi, dalla nullità per difetto assoluto di attribuzione (la Giunta regionale non avrebbe potere di adottare provvedimenti atti a incidere sul prezzo di conferimento negli impianti di discarica, né tanto meno di prevedere l’applicazione di penalità), a violazioni della Costituzione, passando per violazioni della normativa statale, unica competente a sanzionare i Comuni non virtuosi nella differenziazione dei rifiuti.

La strigliata. Rilievi che il Tar ha respinto uno dopo l’altro, anche con passaggi di una certa durezza. «Il Comune di Sassari – scrive il presidente Francesco Scano – da anni non riesce ad organizzare in termini soddisfacenti rispetto ai parametri individuati dall’amministrazione regionale un sistema adeguato di raccolta differenziata dei rifiuti urbani, restando conseguentemente esposto al pagamento di tariffe di smaltimento più onerose con aggravio dei costi incombenti sulla collettività». E ancora: «Il sistema di smaltimento dei rifiuti in Sardegna è sostanzialmente unitario, concorrendo tutte le amministrazioni locali all’unico obiettivo di una progressiva riduzione dei rifiuti e delle conseguenze sull’ambiente del loro trattamento che non giustificano, come sottende l’argomento del ricorrente, una considerazione esclusivamente patrimoniale legata ai costi della discarica locale di conferimento del problema della gestione dei rifiuti».

Le perdite. Ricorso respinto insomma. E con perdite. Da parte dell’amministrazione, che dovrà inevitabilmente intervenire sulle prossime bollette Tarsu. E soprattutto da parte dei cittadini, che si lamentano, ianche a ragione, ma incredibilmente non riescono a portare la percentuale di raccolta differenziata a livelli decorosi, nonostante sia evidente a tutti che per il futuro del nostro pianeta, della nostra città e soprattutto delle nostre tasche non ci sia nessun altra possibilità.

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