La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari: abusi sessuali su disabile, assolto il patrigno

di Nadia Cossu
Sassari: abusi sessuali su disabile, assolto il patrigno

Per i giudici non ci sono prove certe a carico dell’imputato. Il pm aveva chiesto una condanna a 14 anni

23 giugno 2016
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SASSARI. Assolto perché né l’incidente probatorio durante le indagini preliminari né le testimonianze rese durante il processo e nemmeno la perizia disposta dal giudice al termine della discussione di pm e difesa, sono serviti a dissipare i dubbi sulla veridicità o meno delle accuse mosse all’imputato: un disoccupato sassarese accusato di violenza sessuale nei confronti di un minore affetto da sindrome di Down. Il pubblico ministero Corinna Carrara aveva chiesto per l’uomo (assistito dall’avvocato Nicola Lucchi) una condanna a quattordici anni, il collegio presieduto da Salvatore Marinaro lo ha assolto per insufficienza di prove.

La “denuncia” del ragazzino era maturata in una situazione sociale di forte degrado. Una mamma con problemi di alcolismo, il suo convivente senza un lavoro. Il minore, che era stato trasferito in una struttura protetta, dopo un iniziale periodo di ribellione aveva iniziato ad apprezzare quel clima di serenità – ben lontano dallo stile di vita precedente – e si era lasciato andare confidando il suo dramma all’assistente sociale che lo seguiva. La donna, citata come teste nel processo, aveva raccontato ai giudici di quelle confidenze ricevute dal ragazzo e in particolare le “attenzioni” sessuali che il patrigno gli avrebbe rivolto. E così l’uomo, un cinquantenne del Sassarese, (le sue generalità non vengono pubblicate per tutelare la privacy del minore) era finito sul banco degli imputati, accusato di violenza, atti sessuali con minore e maltrattamenti.

I fatti, stando alla ricostruzione fornita dagli inquirenti, risalirebbero al periodo in cui l’uomo viveva con la madre del minore, fino alla fine del 2008. L’imputato era accusato di aver più volte abusato del ragazzino, «approfittando del suo stato di inferiorità psichica e della posizione di convivente», scriveva la Procura. Tra le contestazioni dell’allora pubblico ministero figurava anche quella di maltrattamenti: l’imputato avrebbe cioè spento sigarette sulla pelle del bambino (così almeno aveva raccontato lui), e l’avrebbe anche picchiato più volte.

Della vicenda la magistratura era stata investita dopo che la coppia di conviventi si era separata. La donna non si sarebbe accorta di nulla, perché il figlio non avrebbe mai rivelato quanto accadeva. Ma poi era stato seguito dagli assistenti sociali e trasferito in una comunità. Allora erano cominciate ad affiorare le tracce di presunti abusi. Il ragazzo aveva comportamenti strani e dimostrava di avere familiarità con la sfera sessuale. Durante le indagini, era stato proprio lui a confermare nel corso di un incidente probatorio di aver subito le violenze.

L’avvocato Lucchi nella sua arringa ha sollevato dubbi sull’attendibilità della presunta vittima mettendo anche in luce l’inesistenza di una prova diretta a carico dell’imputato. Dopo la discussione il giudice ha affidato una nuova perizia a uno psichiatra che non è evidentemente servita a fare chiarezza. Da qui l’assoluzione.

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