La Nuova Sardegna

Sassari

Lavori alla rete, senza acqua il carcere di Bancali

Lavori alla rete, senza acqua il carcere di Bancali

Ai detenuti ogni giorno una bottiglia da un litro, interviene anche il Prefetto

06 ottobre 2016
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SASSARI. C’è un problema acqua nel carcere di Bancali, quasi il riflesso di quello che accade nel resto della città e nel territorio. I disagi sono cresciuti da quando sono cominciati i lavori alla rete idrica con i quali Abbanoa conta di arrivare a un miglioramento del servizio, però nel frattempo la situazione è complicata. L’acqua che sgorga dai rubinetti (che ha spesso un colore giallo o marrone) non può essere utilizzata per il consumo umano, e molti detenuti che non acquistano direttamente l’acqua minerale (cosa che deve avvenire con risorse proprie), da qualche mese hanno ricevuto una integrazione da parte dell’amministrazione penitenziaria: «Il Dipartimento ha deciso di fornire un litro d’acqua al giorno – afferma il direttore del carcere di Bancali Patrizia Incollu – proprio per venire incontro alle esigenze della popolazione detenuta. Diciamo che l’erogazione non sarebbe prevista, ma vista la situazione l’amministrazione penitenziaria ha deciso di procedere con la fornitura che ha un costo aggiuntivo».

Per il resto, anche nel carcere di Bancali (come nella vicina borgata) si registrano restrizioni nell’erogazione idrica proprio a causa dei lavori in corso per migliorare le condizioni della rete.

«La situazione è sotto contrrollo, ma i disagi ci sono – sostiene la direttrice del carcere –. Abbiamo fatto le dovute segnalazioni e sulla vicenda è intervenuto più volte il prefetto di Sassari che ha sollecitato un aumento delle quantità idriche erogate. Dalle interlucuzioni con Abbanoa è emerso che è in atto uno studio avanzato per superare le criticità attuali». A Bancali ci sono 434 detenuti, e tra questi anche 90 reclusi in regime di massima sicurezza affidati al controllo del Gruppo operativo mobile (Gom) della polizia penitenziaria. Nella struttura sono presenti 322 agenti della polizia penitenziaria (ne mancano all’appello altri 70 per completare gli organici). La presidente dell’associazione Socialismo diritti riforme, Maria Grazia Calligaris, ha raccolto le proteste di alcuni familiari di detenuti, tra i quali anche uno in regime di 41bis: «Vivono un disagio che rende difficile la vita all’interno della struttura detentiva – afferma – una condizione di oggettiva difficoltà soprattutto per chi non dispone di mezzi sufficienti per accedere agli acquisti del sopravvitto. E un litro d’acqua al giorno non può essere adeguato per soddisfare le esigenze di idratazione dell’organismo». (g.b.)

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