La Nuova Sardegna

Sassari

Frode al fisco e fatture false: 7 denunce

di Gianni Bazzoni
Frode al fisco e fatture false: 7 denunce

Nei guai otto aziende di commercianti cinesi con attività in città, a Olbia, Alghero e Valledoria: evasi tre milioni di euro

14 ottobre 2016
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SASSARI. Otto aziende cinesi che il fisco italiano neppure conosceva e redditi azzerati con l’annotazione di fatture false sui registri contabili. Una frode calcolata attorno ai 3 milioni di euro: la scoperta è stata fatta dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza del comando provinciale di Sassari. Nel mirino 8 attività commerciali di abbigliamento e calzature cinesi sparse sul territorio provinciale e, in particolare, oltre che a Sassari, a Olbia, Alghero e Valledoria. Sette le persone denunciate.

Il sistema di fatture false ha consentito agli imprenditori cinesi di sottrarre alle imposizioni fiscali redditi per circa 2milioni e 600mila euro, oltre a un omesso versamento Iva di 600mila euro .

L’operazione delle fiamme gialle è partita nel 2013 con una serie di controlli mirati e si è conclusa in questi giorni con la constatazione effettiva dei fenomeni di evasione fiscale che assumono rilevanza penale, non solo per l’entità delle imposte evase ma soprattutto per le modalità attuate, basate essenzialmente sull’utilizzo di documenti falsi.

Un meccanismo collaudato a quanto pare, e sviluppato nel corso degli anni senza particolari accorgimenti e con imperfezioni tali da suscitare - fin da subito - dubbi da parte dei Finanzieri sulla validità dei documenti inseriti nelle contabilità delle aziende. In particolare, dalle verifiche sarebbero emerse falsità relative ai nomi delle città palesemente false. In sostanza, le fatture emesse da soggetti fittizi riportavano indirizzo con sede e via inesistenti, ma la particolarità più curiosa riguardava -in alcuni casi - anche i nomi delle città: per esempio Loma al posto di Roma, o Catanania invece di Catania. Ora, è molto probabile che chi compilava le fatture false abbia realmente compreso male (magari sotto dettatura) il nome errato delle due città italiane e, quindi, l’errore è stato trascinato senza alcun problema.

Quelle imprecisioni hanno attirato inevitabilmente l’attenzione dei finanzieri del Nucleo di polizia tributaria che hanno poi sviluppato una imponente attività di verifica che ha richiesto tempo e conoscenze dei sistemi attuati dalle società controllate. Secondo le fiamme gialle, il modus operandi riscontrato nelle otto aziende cinesi è abbastanza diffuso. Anche per giustificare la merce esposta nei negozi, i commercianti cinesi hanno mostrato documentazione che poi è risultata palesemente falsa.

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