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Sassari

Tribunale di Sassari, uffici a rischio paralisi

di Nadia Cossu
Il tribunale di Sassari
Il tribunale di Sassari

Organico all’osso, l’allarme del presidente Fanile: "Situazione disastrosa ma il Ministero non ci aiuta"

31 gennaio 2017
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SASSARI. «Siamo oberati da un carico di lavoro che riusciamo a sostenere a malapena». Nelle parole del presidente del tribunale di Sassari Pietro Fanile e di quello della sezione penale Salvatore Marinaro c’è la sintesi di una situazione drammatica. Quotidianamente il personale della giustizia sassarese – ridotto all’osso – deve fare i conti con gravi difficoltà organizzative e strutturali che vengono compensate solo grazie alle eccellenti professionalità di cui gli uffici sono dotati. «Le risorse sono utilizzate al massimo – spiegano i due presidenti – e a pagarne le spese è l’organizzazione del lavoro». Anche perché si parla di numeri che, a quanto pare, non esistono in altre realtà giudiziarie italiane. Sicuramente non a fronte di un numero di dipendenti così ridotto.

Il tribunale del Riesame. È uno dei nodi cruciali. Nel palazzo di via Roma convergono tutti i casi di Sassari, Nuoro e Tempio. E come se non bastasse, con l’abolizione della Provincia gallurese il tribunale della libertà di Sassari deve occuparsi anche dell’imponente vicenda dei sequestri per abusi edilizi nella Costa Smeralda. «Numeri che ci stanno travolgendo» spiegano Fanile e Marinaro. A questo proposito bisogna poi aggiungere che i giudici del Riesame non possono essere gli stessi del dibattimento, un’incompatibilità che crea un vuoto difficile da colmare considerato che il Got (giudice onorario) non può occuparsi del Riesame. «In questi casi – dice Marinaro – interviene il giudice civile oppure lo stesso presidente Fanile».

Una sola sezione. Tribunale collegiale, monocratico, esecuzione, misure di prevenzione, direttissime. A pensarci sembra impossibile, eppure «un’unica sezione deve fare tutto». A questo deve aggiungersi la sezione distaccata della corte d’appello il cui lavoro ricade, ancora una volta, sul tribunale di Sassari. Realtà imprescindibile e da salvaguardare con tutte le forze, quella della corte d’appello, ma con una dotazione organica che necessariamente deve essere rivista.

Il personale. La situazione è disastrosa eppure i “ritocchi” delle piante organiche dei tribunali disposti di recente dal ministero della Giustizia non hanno interessato Sassari. E si rabbuiano i volti di Pietro Fanile e Salvatore Marinaro. «I numeri sopravvenuti sono importanti e dobbiamo fronteggiarli con sette magistrati, un presidente di sezione, sei giudici. E per fortuna la corte d’assise la presiede il presidente del tribunale. È un disastro». Eppure proprio Fanile a Cagliari era stato chiaro nel resoconto della situazione sassarese: «Ho spiegato che il nostro era un ufficio subdistrettuale per le peculiarità evidenti che presenta. Nonostante ciò, non è stato previsto alcun aumento di organico». A brevissimo andrà via il giudice Cristina Arban, trasferita al nord Italia. «Siamo contenti perché è un trasferimento che la collega aveva chiesto per potersi avvicinare a casa. D’altra parte, però, verrà a mancarci un giudice molto bravo. Questo significa che i processi nel cui collegio giudicante era presente la Arban dovranno essere azzerati e dovrà anche essere rinnovata l’istruttoria».

La sezione lavoro. Che la coperta sia corta è fin troppo evidente. E il presidente Fanile spesso deve trovare accorgimenti per sopperire ai vuoti: «Nella pianta organica figurano due giudici del lavoro, ho dovuto sottrarne uno al lavoro ordinario per destinarlo a quella sezione». Si tampona da una parte e si svuota dall’altra. E intanto giudici, magistrati, personale delle cancellerie, amministrativi, vivono costantemente in emergenza.

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