La Nuova Sardegna

Sassari

Argentiera, il borgo sul mare che sogna in grande

di Nadia Cossu
Argentiera, il borgo sul mare che sogna in grande

La popolazione va avanti tra mille difficoltà e chiede più servizi. L’ottimismo dei giovani: ci diano l’essenziale e noi non andremo più via

18 aprile 2017
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SASSARI. C’è qualcosa di straordinario in questa minuscola porzione di Sardegna. Un mare di un azzurro così intenso da togliere il fiato, una costa frastagliata che se ti affacci per ammirarla dalla vedetta (il punto più alto della borgata) vorresti solo che il tempo si fermasse. C’è una leggerezza d’animo tra la gente, ci sono sorrisi e c’è tra i giovani voglia di progettare e di crescere. Propositi difficili da coltivare quando tanta bellezza – dono della natura – cozza terribilmente con il degrado che, soprattutto in alcuni periodi dell’anno, scatena la rabbia dei residenti dell’Argentiera. «D’altronde non chiediamo la luna – dicono – ma solo i servizi essenziali: acqua, strade, illuminazione efficiente e magari anche un negozio di generi alimentari...».

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Siamo a 43 chilometri da Sassari e per raggiungere la suggestiva borgata sul mare se ne attraversano prima altre tre: Bancali, La Corte e Palmadula. Non c’è traffico alle 10 del mattino, il movimento è quello che creano gli abitanti: 1345 a Bancali, 151 a La Corte, 324 a Palmadula, 70 all’Argentiera. «Da quando Ryanair è andata via da Alghero – dice Daniela Soro, 36 anni, socia del Bar Sport a La Corte – il numero dei clienti è diminuito. Per andare a Stintino molti turisti passavano dalle borgate e si fermavano, prendevano il caffè, il giornale. Non è semplice andare avanti ma io non ho intenzione di mollare». Un sorriso, un delizioso caffè e ottimismo, tanto ottimismo.

Sembra quasi che da queste parti la rassegnazione sia un sentimento sconosciuto, ci si rimbocca le maniche come raramente si vede altrove. Ci si inventa un’attività, come ha fatto Alessandro Pulina, 38 anni, che a Palmadula ha aperto un’edicola-bazar. «Ho scelto di lavorare qui e di vendere un po’ di tutto – racconta, col sorriso sulle labbra – Dai giornali all’abbigliamento, dagli articoli da regalo ai fiori e alle piante». Il suo negozio è un punto di riferimento per moltissimi residenti delle borgate, proprio perché Alessandro ha diversificato l’offerta. E adesso sta anche personalizzando ceramiche e gadget con le immagini del mare dell’Argentiera o con la semplice scritta Palmadula: «I turisti comprano questi oggetti, soprattutto chi ha un legame con la zona. Sta funzionando e quindi ho deciso di investire anche su questo tipo di prodotto». Non sempre, però, il sacrificio di un commerciante che sceglie di lavorare in una piccola borgata è ripagato. Se ad esempio lui, o il turista di passaggio, o il residente avessero bisogno di contanti sarebbe un gran problema: «Abbiamo salvato l’ufficio postale anni fa ma non riusciamo a portare uno sportello bancomat». Ecco un disservizio che crea non pochi disagi. Per il resto a Palmadula ci sono le scuole – elementari e medie – c’è la parrocchia di Santa Maria Assunta, c’è la farmacia.

Qualche tornante e si sente il profumo del mare, quello dell’Argentiera, la piccola borgata mineraria, un vero gioiello turistico ricco di potenzialità che non vengono però sfruttate appieno. Una delle particolarità è proprio ciò che resta della miniera. Ha funzionato fino agli anni Sessanta, si estraevano piombo, zinco e ferro. Attualmente, però, tutti gli impianti e gran parte delle abitazioni costruite con le pietre del posto, sono in disuso e in stato di abbandono. «La vera ricchezza dell’Argentiera è la sua storia – dice Grazia Tanda, 27 anni, che lavora nella tabaccheria di famiglia ed è anche la battagliera coordinatrice dei giovani del Partito dei Sardi – Insieme a Porto Ferro siamo l’unico vero sbocco al mare che Sassari ha, visto che di Platamona le è rimasto ben poco. Abbiamo tutte le carte in regola per lavorare dieci mesi all’anno se solo potessimo contare sui servizi minimi. L’acqua in primis. E invece spesso ci ritroviamo a combattere per ottenere l’essenziale. Ci diamo da fare e non abbiamo alcuna intenzione di tirare i remi in barca ma allo stesso tempo ci chiediamo per quale motivo un turista dovrebbe prendere una casa in affitto qui se nemmeno può farsi una doccia quando rientra dal mare». E mentre Grazia pronuncia queste parole sacrosante, una ventina di motociclisti parcheggia nello spiazzo e raggiunge il Veliero, l’unico bar-ristorante rimasto. Vogliono pranzare, la cameriera prepara la tavolata mentre dalla cucina filtra già il profumo del pesce in cottura. Intorno c’è silenzio, una leggera brezza, un sole caldo e l’azzurro del mare. Ecco perché la gente continuerà, nonostante tutto, ad amare l’Argentiera...

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