La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, l’Università fucina dei moderni 007

di Luigi Soriga
Sassari, l’Università fucina dei moderni 007

Paolo Scotto di Castelbianco, direttore della scuola di formazione per agenti segreti 2.0, ha incontrato gli studenti

10 maggio 2017
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SASSARI. Diventare uno 007 italiano ormai non ha granché di avventuroso. Basta uno smartphone e qualche megabyte di credito internet. Dopodiché ci si collega al sito “Sicurezzanazionale.gov”, si entra nella pagina “Lavora con noi”, e con un po’ di fortuna e abilità il gioco è fatto. Né più né meno come si fa con qualsiasi altra azienda in cerca di nuovo personale. E di curriculum ne arrivano a migliaia.

Finora il Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica (Sisr), la rete di organi e di autorità che coordina l’intelligence in Italia, ha assunto un centinaio di giovani. Ma il canale di reclutamento non è solo online. Da qualche anno va avanti una sinergia Intelligence-atenei che sta dando ottimi risultati.

Per questo motivo lunedì pomeriggio nell’Aula magna dell’Università di Sassari, su invito del rettore Carpinelli, c’era Paolo Scotto di Castelbianco, direttore della scuola di formazione della Intelligence, che ha voluto incontrare gli studenti del corso di laurea in “Sicurezza e cooperazione internazionale”.

Il senso di questo faccia a faccia è spiegare ai ragazzi come sia cambiato negli ultimi 10 anni il mestiere di agente segreto. «Dimenticatevi i film di James Bond e non aspettatevi di incontrare Ursula Andress in bikini. Non avrete né smoking, né tesserino e tantomeno pistola».

L’intelligence 2.0 è un tantino cambiata e anche la figura dell’agente ha dovuto fare un upgrade.

«In questo mestiere l’adrenalina resta, ma è meno action e molto più intellettuale. I lanci col paracadute e i salvataggi spettacolari li lasciamo alle nostre special force, ma questo è un reclutamento diverso e di nicchia, che viene da esercito e forze dell’ordine. Ciò di cui abbiamo bisogno sono cervelli reattivi, conoscenza, linfa vitale nuova. Ragazzi esperti in cyberspazio, che si destreggino nel deepweb, o competenze in economia, o ancora giovani molto preparati in tema di fonti di energia. Perché le nuove guerre si combattono su questi fronti, e le informazioni e le conoscenze sono un’ottima arma per vincerle».

Paradossalmente il danno potenziale di un hacker con un laptop tra i polpastrelli potrebbe essere maggiore di quello di un terrorista islamico imbottito di esplosivo. Non a caso la legge 124 del 2007, che ha riordinato il settore dell’intelligence, ha individuato nella produzione industriale un settore chiave da proteggere e ha imposto alle agenzie di sicurezza uno sforzo di modernizzazione. Forse il lavoro del vecchio Bond era anche più semplice. Almeno i cattivi erano cattivi, li riconosceva perché avevano l’accento russo, e c’era sempre il muro di Berlino a definire una geografia tra il bene e il male. Ora i punti di riferimento cambiano. «La minaccia è sempre più liquida. Non ha confini definiti, non ha un volto».

Per questo anche lo 007 cambia pelle. Esce dalle trame oscure, dalla sua autoreferenzialità, e si affaccia allo scoperto nella società, per chiedergli una mano contro i cattivi.

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