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Sassari

Agguato a Nule, Pinna: «Ho paura, chi voleva uccidermi è ancora in giro»

Nadia Cossu
I carabinieri sul luogo dell'agguato a Nule
I carabinieri sul luogo dell'agguato a Nule

Sfuggito al killer il padre del giovane Paolo Pinna, in cella per i delitti Monni e Masala. L'arma è stata ritrovata: una decina di persone già sottoposte alla prova dello stub

24 maggio 2017
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NULE. Nascosto dietro un muretto a secco, pronto a colpire il bersaglio non appena gli fosse passato davanti. Alle otto di sera, quando c'era ancora luce e chiunque, vittima compresa, avrebbe potuto vederlo e riconoscerlo. Tre fucilate esplose contro il pick up rosso fiammante a bordo del quale c'era Roberto Pinna. Non un nulese qualunque, ma il padre di Paolo Enrico, il diciannovenne condannato lo scorso 6 aprile a vent'anni di carcere per gli omicidi di Gianluca Monni, a Orune, e di Stefano Masala, il cui cadavere non è mai stato ritrovato.

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La testimonianza. «Mi sono salvato, sì. Mi sono buttato in cunetta con la macchina, poi sono sceso, ho provato a correre ma non ho visto nessuno». Robertino Pinna di buon mattino è nella sua azienda a lavorare come tutti i giorni, come se nulla fosse successo la sera prima. Ha un cerotto sul braccio a coprire la ferita. Le fucilate hanno colpito tutti e quattro i finestrini. Prima di darsi alla fuga, la persona che ha sparato ha abbandonato l'arma che i carabinieri hanno immediatamente sequestrato per farla esaminare. «No, non me l'aspettavo. Ci stavo pensando ma non me l'aspettavo». E ora Pinna ha comprensibilmente paura: «Quello è in giro», commenta mentre spiega di non avere idea di chi possa volerlo morto: «No, non ho sospetti».

Indagini e stub. Intanto, a poche ore dall'agguato una decina di persone è stata sottoposta all'esame dello stub per accertare eventuali residui di polvere da sparo nelle mani o negli indumenti. All'una del mattino il telefono ha squillato anche a casa dei Masala, i familiari di Stefano. Nella villetta ora abitano soltanto il padre Marco e il fratello Giuseppe e proprio quest'ultimo - che in quel momento dormiva - è stato invitato dai carabinieri a sottoporsi all'accertamento, nel cuore della notte. Un atto dovuto.

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