La Nuova Sardegna

Sassari

La lettera di dimissioni di Maninchedda a Pigliaru

L'assessore regionale ai Lavori pubblici Paolo Maninchedda (foto Mario Rosas)
L'assessore regionale ai Lavori pubblici Paolo Maninchedda (foto Mario Rosas)

Il testo inviato al governatore dall'assessore dimissionario

29 maggio 2017
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Carissimo presidente,

ti prego di voler prendere formalmente atto di questa mia lettera, con la quale mi dimetto dalla carica di Assessore ai Lavori Pubblici. Le mie dimissioni hanno radici personali: sono molto stanco. Le leggi e l’attività tipica dell’ufficio non consentono periodi di riposo per gli assessori. Ti ringrazio moltissimo per la fiducia che hai riposto in me e non ho niente da rimproverarti. Non riesco però a liberarmi anche da un senso di solitudine molto profonda, inestinguibile.

È vero che io ho tirato fuori Abbanoa dal tribunale fallimentare, ma Abbanoa non riguarda solo me come Assessore. Invece è iniziato una sorta di tiro al piccione personalizzante, un clima di mistificazioni che celano solo un grande desiderio di ritorno al passato, a quel passato che aveva creato la drammatica situazione che abbiamo affrontato nel 2014. Se si vuole tornare indietro lo si può fare, ma credo che lo si debba fare senza di me. Io porterò al PM Giangiacomo Pilia che mi interrogò appena nominato Assessore i cd con il risultato dei miei anni di lavoro. Da quel giorno in poi saranno altri ad assumersi altre e nuove responsabilità. È vero che i primi cantieri nelle aree alluvionate li ho aperti e conclusi io con i dirigenti del mio Assessorato. Ma ora sembra che la salvaguardia di Olbia riguardi solo me: i ministeri si prendono tutto il tempo che vogliono, l’Anac pure; altre amministrazioni locali o si contrappongono o non riescono a svolgere i loro compiti e solo una ha dimostrato di avere le competenze e la determinazione giuste. Il rischio idrogeologico o è fronteggiato in modo corale o è una frontiera insostenibile per un solo assessorato e invece abbiamo faticato anche ad avere il personale necessario (che infatti attualmente è insufficiente).

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È vero che abbiamo sbloccato tanti cantieri sulle strade sarde, ma è anche vero che la grande questione Anas è lì che incombe sul nostro futuro. Io non accetto che 2 miliardi di euro della Sardegna siano gestiti a Roma da un elefante burocratico tutt’altro che efficiente. Non accetto che nessuno, dico nessuno, si sia mai chiesto perché gran parte dei lotti della Sassari Olbia siano stati assegnati a imprese che versavano in condizioni disperate. Ed è accettabile che adesso queste stesse imprese che hanno fatto le offerte per vincere gli appalti le vendano ad altri a condizioni sulla cui sostenibilità è sempre legittimo nutrire qualche dubbio? Eppure, nonostante tutte le proteste, tutto prosegue come se niente fosse, con una forte cortina di protezione governativa sull’Anas e nessuno schieramento collettivo sulle posizioni da me rappresentate.

È vero che ho lavorato tanto a mettere ordine in Area, ma è anche vero che, non essendo stupido, so perfettamente di non godere del consenso politico per smontare l’antica e mai sopita articolazione dell’azienda abitativa della Sardegna in sultanati indipendenti coincidenti con i vecchi Iacp. Ho fatto una fatica immensa per fare le prime ristrutturazioni a Sant’Elia e per farne partire delle altre, ma sono drammaticamente solo, immerso in un oceano di burocrazia, di immobilismi standardizzati, di abitudini inveterate. Voglio anche aggiungere alcune ragioni psicologiche e culturali. Mi sento particolarmente isolato, all’interno della Giunta, nel percepire come straordinariamente dannosa per la Sardegna la crisi dello Stato italiano. È uno Stato disordinato, violento, immobile, con strutture istituzionali anacronistiche dotate di poteri esorbitanti e interdittivi, che non riesce a produrre ricchezza, che minaccia continuamente le libertà individuali, che ha rinunciato ad investire in educazione, in conoscenza e in solidarietà. È vero che Giunta e maggioranza, trascinati dal Partito dei Sardi, hanno iniziato a muoversi su terreni nuovi attraverso la legge per l’Agenzia Sarda delle Entrate e i rapporti internazionali (con la Corsica e le Baleari, con l’UE, con la Cina…) ma la gravità delle conseguenze di questa crisi strutturale della Repubblica italiana non è entrata a pieno nell’ordine del giorno e nella coscienza della Giunta, lasciandomi una sensazione di solitudine nel percepire l’urgenza di cambiamenti epocali per noi Sardi.

Sai bene, perché l’ho ripetuto diverse volte, che sogno e lavoro per una rivoluzione pacifica che ponga la questione sarda sotto il titolo di una questione di Stato, di libertà, di autogoverno. La questione sarda è la questione dello Stato Sardo. Una sola cosa rende credibili questi ideali: il sacrificio. Ho patito profondamente, senza darlo a vedere, la faciloneria con cui in diversi ambienti politici, non solo dei partiti ma anche della Giunta, si è sostenuto che in fin dei conti ero pronto a accettare più o meno tutto da parte dei partiti e dello Stato italiano pur di mantenere il mio ruolo. Così, mentre lavoravo con dedizione per dimostrare che i Sardi possono governarsi meglio se si assumono integralmente la responsabilità del loro autogoverno, vi era chi mi rappresentava come un uomo di potere per il potere. Questa campagna per me calunniosa è stata ed è insopportabile. Mi spoglio di tutti gli incarichi e le responsabilità istituzionali.

Da domani riprendo servizio nell’Università, leggo, studio, scrivo e faccio conferenze. Lo faccio a freddo, senza preparare alcunché. Sono certo che questo non determinerà alcun problema al prosieguo del tuo governo: il Partito dei Sardi è un Partito dalle spalle forti e con un altissimo senso di responsabilità e penso non ti farà mancare il sostegno per rilanciare la sfida e mantenere l’impegno preso con gli elettori. Ma il partito di cui mi onoro di far parte è un partito di passioni, ricordatelo. Serve un cuore per parlare con loro, serve una bandiera non solo una tabella excell. Parlaci e sicuramente troverai il modo migliore per sostituirmi. Io starò lontano mille miglia dal negoziato. Noi abbiamo teorizzato l’indipendentismo di governo perché sosteniamo che dimostrare di saper fare educhi a far bene e a sapersi autogovernare. Ma abbiamo bisogno che simbolicamente il nostro desiderio di libertà e di autogoverno siano simbolicamente rappresentati. Pensaci. È solo una scelta personale: voglio riprendere a vivere con ritmi umani e ad insegnare perché l’educazione è la base di qualsiasi rivoluzione e io voglio fare una rivoluzione non violenta, pacifica, serena, ma la voglio fare.

So di darti un dispiacere, ma la decisione è presa. Ti prego di prenderti cura di alcune cose in itinere che meritano la tua attenzione. Difendi la Sardegna dall’Anas. Entro luglio deve essere aperto il lotto 9 della Sassari-Olbia e il Lotto 3 della SS 195. Porta in Aula la legge per l’Anas sarda e falla votare: senza di me ti sarà più facile. Magari riesci anche a far approvare la legge sugli appalti che invece, presentata da me, si copre di muffa in Commissione senza che alcuno se ne occupi. Siamo ad un passo dal garantire alla Regione il possesso delle centrali Tirso 1 e Tirso 2. Non mollare la presa. A fine mese usciranno i primi bandi di progettazione per le piste ciclabili: ti prego di non abbandonare questo grande piano che abbiamo costruito insieme. I tecnici dell’assessorato stanno ultimando le istruttorie sulla misura 5.1.1. del Por dedicata ai canali tombati. È il primo intervento sulla maggiore situazione di pericolo dei nostri paesi: concludi la procedura. È pronto il piano dei Porti: alcuni hanno bisogno di interventi urgenti. È pronto il piano di 100 milioni di euro di manutenzione delle nostre dighe. Adottalo.

Area ha predisposto un piano straordinario di manutenzione della case popolari, a comiciare da Sant’Elia. Ci ho lavorato tanto. Avrei voluto vedere tutte le palazzine popolari circondate dai ponteggi. Lo farai tu. Nei prossimi giorni Abbanoa presenterà i bandi per il triennio 2017-2020 per un ammontare di circa 300 milioni: aiutali, non lasciarli soli. Certo della tua comprensione, ti saluto fraternamente Paolo Maninchedda

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