La Nuova Sardegna

Sassari

G7 Trasporti a Cagliari? Nessuno se n’è accorto

Sandro Roggio
G7 Trasporti a Cagliari? Nessuno se n’è accorto

L'OPINIONE - Il vertice ignorato dai media nazionali ed esteri. Zero marketing territoriale. E i problemi restano tutti

29 giugno 2017
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G7 sui trasporti. Non credo che i sardi possano dirsi soddisfatti. Intanto un insuccesso per chi aveva fatto conto sulla visibilità di Cagliari nello sfondo del summit, il florilegio di stagni con fenicotteri non è andato in onda come atteso. Delle due giornate nessuna notizia sui media nazionali ed esteri. Ma conta poco la delusione dei sussiegosi assertori del marketing territoriale – a rimorchio dei summit al di là dei contenuti – rispetto a quella cocente sui contenuti. Anche perché erano tante le attese incautamente suscitate dall'incontro che però non riguardava il caso Sardegna. Tant'è che l'ordine del giorno poteva pure apparire irriguardoso verso l'isola.

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Il focus, annunciato da mesi, era sull' innovazione delle connessioni, da rendere molto “intelligenti” – dove esistono – per la “intermodalità”-“interoperabilità” di strade e veicoli. Peccato che il futuro, di cui parla il ministro Delrio, non riguardi le disgraziate infrastrutture sarde, difficilmente utilizzabili per esperimenti high tech. D'altra parte il ministro ha poi deciso di buttarla in politica, un po' di réclame su «l' isola stupenda nella sua natura severa e nello stesso tempo di mediterranea ospitalità»; preambolo per spiegare l'investitura: «Noi abbiamo scelto di porre il tema delle politiche per le infrastrutture di mobilità in questo luogo di bellezza e di forza, sfidante» (Ansa del 21-06 15:12).

Le cose che si dicono per compiacere, l' encomio scontato dello scenario unito alla tiritera compassionevole, l'isola bella abitata da un popolo fiero e sfortunato, come diceva Giovanni Antonio Carbonazzi. Il G7 non poteva assumere alcun impegno straordinario, al massimo fare un po' di conversazione sulla Sardegna disconnessa e indifesa; e magari scandalizzarsi, se qualcuno gli avesse spiegato la perdita di benefici arrivati per caso, il low cost aereo grazie a intraprese coraggiose e non per le cure dello Stato all'unica vera isola italiana.

Se il successo del G7 consiste nel riconoscimento dell'insularità, occorre dire che non è una novità. C'è già stato il voto autorevole del parlamento di Bruxelles (4 febbraio 2016) in coerenza con i documenti Ue, chiari su questo già una decina di anni fa. Basta leggere il parere del Comitato economico e sociale europeo “Verso una maggiore integrazione delle regioni gravate da svantaggi naturali e strutturali permanenti” (2005/C 221/23). La fotografia della Sardegna quando si fa riferimento al massimo della sfiga (spopolamento + disconnessione = impossibilità di sviluppo) e quindi il disagio a viverci in una terra che non è al passo coi tempi della civiltà dei trasporti.

L'Europa, si sa, nasce attorno all'obiettivo generoso di coesione territoriale di ogni sua regione (nei trattati costitutivi e in quello di Amsterdam). La formula è diventata un orecchiabile intercalare, e se ci fosse una rilevazione sarebbe in cima alle classifiche degli ascolti, come il potente riff dei Led Zeppelin. Ma l'impegno per la coesione è stato disatteso; e i sardi lo sanno che dipende dalla debolezza del numero esiguo di viaggiatori-elettori, per cui il richiamo alla coesione è indisponente. Si dice che verso la Sardegna c'è un debito accumulato e sarà pagato, ma non c'è nessuna garanzia sul quando, e sulle risorse chissà.

Lo stesso presidente Pigliaru dice a questo giornale che i tempi non saranno brevi, che «dobbiamo aver pazienza», precisando che la risposta alle istanze delle tre isole presenti al vertice non arriverà prima del 2019. Abbia pazienza chi sperava in un intervento di pronto soccorso all'isola mezzo morta. Un invito inadeguato al caso perché il rischio, caso mai, è la rassegnazione di chi smette di lottare e preferisce allinearsi alle ragioni indicate con ironia da Pasolini, «chi non ha pretese non ha neanche dispiaceri». La Sardegna è depressa e lo scollamento dal mondo aumenta il disagio (il voto locale dice qualcosa?). È avvertito dalla Conferenza dei vescovi sardi che insiste sulla necessità di compensare la disuguaglianza cronica di chi abita in mezzo al mare «perché un cittadino sardo non potrà mai essere – sul fronte trasporti – uguale a un cittadino italiano ed europeo». Un divario causa di altrettanti guai, e da cui dipende in buona parte il futuro dell'isola.

La Sardegna è a rischio e ha fretta almeno quanto un paio di banche in crisi, alla cui impazienza si risponde con tempestivi/enormi stanziamenti di risorse. Se nelle prossime settimane non ci sarà una minima risposta – non Hyperloop: più navi e arei a basso costo tutto l'anno – vorrà dire che una Regione vale molto meno di una banca?
 

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