La Nuova Sardegna

Sassari

Boom di roghi dolosi in Sardegna: duemila in due mesi

di Silvia Sanna
Boom di roghi dolosi in Sardegna: duemila in due mesi

Già 500 episodi in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il governatore Pigliaru: «Tolleranza zero verso i criminali, devono pagare» 

28 luglio 2017
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SASSARI. L’uomo contro la natura: c’è il dolo, la volontà di distruggere dietro gli ultimi incendi che hanno devastato l’isola. Mandando in fumo un patrimonio ambientale immenso, mettendo a rischio la vita di tante persone e danneggiando l’immagine turistica di una terra che ogni anno paga un prezzo altissimo per colpa della follia degli incendiari. In poco più di un mese il fuoco ha cancellato 5mila ettari, di cui più di 3000 negli ultimi dieci giorni. E il numero dei roghi rispetto all’anno scorso è cresciuto: siamo già arrivati a quota 1960, alla data di oggi nel 2016 gli episodi erano 1440. Cinquecento in più, con una escalation di episodi dolosi in questo luglio da dimenticare. La sensazione è che il bilancio finale sarà drammatico.

«Denunciate». La Regione ribadisce l’appello: «Gli incendiari vanno denunciati, chiunque veda qualcosa devo segnalarlo alle forze dell’ordine – dicono il governatore Francesco Pigliaru e l’assessore all’Ambiente e Protezione civile Donatella Spano –. Soltanto così i criminali potranno essere individuati e puniti. Il tempo della tolleranza è finito». Gavino Diana, comandante del Corpo forestale regionale, ribadisce il concetto: «I cittadini devono segnalare le situazioni di rischio. In giro c’è gente folle che non esita a mettere in pericolo la vita delle persone, questa gente deve essere fermata. L’attività d’indagine è stata potenziata ma serve il contributo di tutti».

Roghi dolosi. Il periodo più nero è iniziato due settimane fa, con i primi incendi in Ogliastra ad Arzana, la bassa Gallura in fiamme tra San Teodoro e Budoni e il patrimonio boschivo di Alà dei Sardi trasformato in un tappeto di cenere. Ad Arzana erano stati ritrovati i primi inneschi: bidoni di benzina in un cantiere di Forestas, da dove il rogo era partito. Inneschi di vario tipo sono stati ritrovati anche nelle aree devastate dagli ultimi incendi: sono dolosi quelli appiccati tra Muravera e Castiadas, così come quello di Porto Pozzo a Santa Teresa di Gallura. «Le indagini sono in corso – spiega Gavino Diana – ci sono diversi elementi sui quali lavorare, stiamo verificando testimonianze e indizi. Lo sforzo per individuare i responsabili è massimo».

Le indagini. Seguono metodi tradizionali e innovativi. «I nostri nuclei investigativi – dice il comandante del Corpo forestale – si muovono nelle zone teatro di incendi in cerca di tracce. Il personale, che interviene insieme alle altre forze in campo nello spegnimento dei roghi, verifica la natura dell’incendio, cerca eventuali inneschi, esamina il terreno a caccia di indizi lasciati dagli incendiari. Ma fondamentale è il lavoro di prevenzione – continua Gavino Diana –: sono stati intensificati i servizi di controllo da parte del personale in borghese insieme alle vedette itineranti che operano con l’ausilio della tecnologia. Ci sono telecamere che consentono l’osservazione a distanza, droni molto utili per il controllo del territorio. È frequente che siano disposti pedinamenti di persone sospette». Ma è raro cogliere gli incendiari sul fatto, in flagranza di reato: sono diventati più furbi proprio perché sanno che l’attenzione e il controllo sono massicci.

Gli inneschi a tempo. Per evitare di essere scoperti, gli incendiari utilizzano inneschi a tempo così da avere il tempo di allontanarsi dall’area del rogo prima che scatti l’allarme. «La fantasia non manca – spiega Diana – e lo dimostrano gli inneschi di diverso tipo che ritroviamo nelle aree andate a fuoco». L’ultimo esempio arriva ad Alghero: una sigaretta imbottita di fiammiferi lasciata in pineta, disastro evitato di un soffio grazie alla presenza di pattuglie delle Forestale intervenute immediatamente.

I possibili moventi. Ad armare la banda del cerino ci sono diverse cause. «La follia – dice Diana – la voglia di mettersi in mostra e compiacersi di fronte al disastro che si riesce a provocare. Spesso si tratta di bravate, ma non mancano le situazioni in cui i disagi vissuti all’interno della propria comunità possono trasformarsi in atti criminali». Gavino Diana si riferisce alle note polemiche sul mondo dei precari che ruota intorno alla macchina antincendio: più aumentano i roghi più aumentano le chiamate al lavoro. Un contratto a tempo, giusto una stagione: a volte basta questo per sfidare la sorte e rischiare di uccidere.

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