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Inchiesta sulla morte di Gianfranco Ruggiu

Inchiesta sulla morte di Gianfranco Ruggiu

PORTO TORRES. La magistratura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo a carico di ignoti per chiarire se nella morte del portotorrese Gianfranco Ruggiu – ad Albano Laziale - ci sia una...

11 agosto 2017
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PORTO TORRES. La magistratura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo a carico di ignoti per chiarire se nella morte del portotorrese Gianfranco Ruggiu – ad Albano Laziale - ci sia una responsabilità nella gestione del servizio unico delle emergenze 112 o se ce ne siano in quella di secondo livello per le emergenze sanitarie. L’indagine è partita dopo la lettera-denuncia firmata dalla figlia Valentina Ruggiu sul quotidiano Repubblica, dove racconta le sei telefonate alla ricerca di soccorsi e la risposta metallica che la invitava e rimanere in attesa. Gli atti sono stati trasmessi dai carabinieri alla procura di Velletri e la vicenda ha scatenato una polemica politica.

Ieri mattina sventolavano le bandiere dei Quattro Mori all’interno della chiesa dove si celebrava il funerale di Gianfranco Ruggiu. Una testimonianza del forte legame che lo legava alla sua Sardegna e da quanto affetto era circondato in quella terra in cui aveva formato la sua famiglia e cresciuto i suoi due figli. A Porto Torres sono in tantissimi a piangere un loro concittadino che aveva varcato il mare a 20 anni per fare il servizio militare e che tornava nella sua città solo per trascorrere qualche giorno di vacanza. Gianfranco Ruggiu ha lasciato gli amici sgomenti, increduli per essere stati raggiunti da una di quelle notizie che non ti aspetti e che non avresti mai voluto ricevere. Perché da lui aspettavano solo una telefonata di conferma per unirsi ad una delle simpatiche rimpatriate tra gli amici che avevano condiviso l’amore per il calcio. La sua passione per il gioco più amato dagli italiani lo aveva infatti coinvolto fin da piccolo e lo aveva portato a calcare il terreno di gioco del campo Occone con i colori della Turris prima e del Porto Torres poi. Fino a farlo diventare pedina inamovibile delle squadre “allievi” e "juniores", proprio quelle formazioni considerate da tutti le più forti in assoluto che la città abbia avuto nelle categorie giovanili. Con i suoi compagni di spogliatoio, Gianfranco era diventato, nel ’70, campione provinciale e vice campione regionale categoria juniores, perdendo solo la finale contro il fortissimo Cagliari. Dopo il servizio militare, a Torino, lavorò nel ristorante della sorella Maria Giuseppa, anche lei morta prematuramente per una malattia. Poi si trasferì a Roma dove assieme al figlio si occupava di organizzazione di eventi. Persona onesta, corretta e amata da tutti. Non si aspettava di certo questo momento di notorietà che un destino amaro e crudele gli ha voluto riservare. Così come la figlia, stimata giornalista, mai e poi mai avrebbe voluto raccontare una denuncia di malasanità che la riguardava da vicino. (g.m.)

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