La Nuova Sardegna

Sassari

Nel Coghinas compare un pesce "alieno": l’aspio, un vorace predatore

di Francesco Squintu
Il predatore avvistato nel Coghinas
Il predatore avvistato nel Coghinas

Avvistato da un pescatore sportivo. L’allerta: «Più volte ci imbattiamo in specie mai viste prima». Veloce e aggressivo carnivoro presente nel Po. Forse introdotto dai pescatori con gli avannotti

05 settembre 2017
3 MINUTI DI LETTURA





OZIERI. Si aggirava appena sotto la superficie dell’acqua del Coghinas e quando alcuni pescatori sportivi della zona l’hanno avvistato hanno avuto pochi dubbi: «Si tratta dell’aspio, tra i più voraci e potenti predatori carnivori delle acque dolci». E ora nella zona c’è preoccupazione.

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:regione:1.15842156:gele.Finegil.StandardArticle2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/regione/2017/09/11/news/l-esperto-l-aspio-nel-coghinas-difficile-1.15842156]]

Con i cambiamenti climatici degli ultimi anni, anche nel territorio del Logudoro non è infrequente accorgersi che alle specie di flora e fauna esistenti da sempre si sono sovrapposte specie prima d’ora mai viste. Al naturale corso delle cose che ha portato positività – come ad esempio la nidificazione della cicogna nella piana di Chilivani e nell’altipiano di Campu Giavesu – si affianca però un ambiente che per controllo della fauna ittica e delle attività legate alla pesca è invece un po’ una terra di nessuno. Il lago Coghinas negli anni ha visto affermarsi e crescere specie ittiche estranee al proprio ambiente e così dalla presenza storica delle anguille, delle carpe, del persico reale, della tinca e della trota di lago si è arrivati a quella stabile del pesce gatto, del carassio, del persico sole e persino di gamberi della Louisiana e delle alborelle.

L’ultima segnalazione riguarda proprio l’aspio, un ciprinide presente nelle acque del fiume Po, parente delle carpe ma con le caratteristiche dei più voraci e potenti predatori carnivori delle acque dolci. Un appassionato pescatore sportivo, a Sa Jaga, a qualche chilometro da Tula, si è imbattuto in una zona d’acqua bassa all’interno di un’ansa del lago, in un esemplare che nonostante l’esperienza non riusciva a classificare. Lo ha subito fotografato e dalle prime indicazioni pare si tratti proprio dell’aspio.

La forestale è stata informata e ha messo l’accento su un problema primario: l’incontrollabilità dei metodi utilizzati dai pescatori, soprattutto quando arrivano da oltremare, alla ricerca del potente persico trota. Utilizzando avannotti e altre esche vive, non di rado capita che si rovescino dentro il lago stesso le esche rimaste, senza rendersi conto che quegli avannotti cresceranno e daranno vita a colonie di pesci che squilibreranno un ecosistema delicato. «Durante i nostri allenamenti e le nostre gare con nostro stupore ci siamo imbattuti più volte in specie che mai avevamo visto nel Coghinas – ha detto Giuseppe Divona, presidente della Logudorese Pesca di Ozieri – Ci siamo resi conto nella stagione scorsa che pescavamo di frequente un pesce di piccola taglia che a prima vista sembrava un’alborella ma con pinne caudali e dorsali più grandi e che non siamo riusciti a classificare in modo certo». Tre indizi di norma fanno prova e tra l’avvistamento, le esche vive e le catture dei pescatori sportivi finirà davvero che tra le numerose specie presenti nel lago un posto importante se lo stia ritagliando anche il vorace aspio. Resterà da capire a danno di quale antagonista.


 

La Sanità malata

Il buco nero dei medici di famiglia: in Sardegna ci sono 544 sedi vacanti

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative