La Nuova Sardegna

Sassari

A Porto Torres ricchezze del passato in preda al degrado

di Emanuele Fancellu
A Porto Torres ricchezze del passato in preda al degrado

Le aree interne al porto sono diventate una discarica Gasperetti della Soprintendenza: «Tutto tace da due anni»

18 settembre 2017
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PORTO TORRES. Negli ultimi due anni, Porto Torres ha visto riemergere dal suo sottosuolo straordinari reperti, dono dell’antica Colonia Iulia Turris Libisonis: imponenti strutture e l’ormai celebre spada al porto, il mosaico parte di edificio monumentale dietro il Faro, la porzione di un nuovo mosaico nella Domus di Orfeo e altri ancora in contesti indagati in operazioni di archeologia preventiva come il frammento di busto di statua in nudità eroica scoperto in area privata in via Mazzini. Ma qual è oggi lo stato delle cose?

Aree interne al porto. La situazione grida vendetta: da ormai due anni nulla si muove. Le strutture sono alla mercè di tutti, invase dalle erbacce, con parte delle protezioni in legno e le recinzioni in precarie condizioni. Nell’area dietro i depositi della Soprintendenza nasce una discarica con sedie in plastica, bottiglie, lattine e addirittura buste d’immondizia gettate dentro. «Per quanto riguarda i lavori in capo all’Autorità Portuale per il completamento della viabilità del porto civico e dei parcheggi, l’unica novità dal dicembre 2015 a oggi è stata la presentazione, dopo molto tempo, di un progettino per la copertura provvisoria dell’area, cioè le condizioni necessarie minime per tenere in sicurezza le strutture» spiega la responsabile delle sede operativa turritana della Soprintendenza Gabriella Gasperetti. Dal punto di vista del completamento dei lavori di scavo e restauro e del progetto di valorizzazione tutto tace insomma, anche se «la nostra amministrazione e noi tutti siamo assolutamente fermi sulla necessità di completare i lavori» afferma l’archeologa.

Area dietro il Faro. I lavori sono sospesi dalla scorsa primavera perché le strutture s’infilano sotto la sezione di terra al confine della recinzione tra l’area militare e la proprietà privata. «Per proseguire l’indagine e capire la natura dell’edificio ritrovato, probabilmente pubblico, occorre un intervento in accordo anche col privato confinante e realizzare un progettino per mettere in sicurezza quanto riemerso finora dagli scavi».

Domus di Orfeo. Dopo la rimodulazione del progetto che prevede un intervento del valore di 383mila euro, finalmente è arrivato l’ok dalla Commissione della Presidenza del Consiglio dei Ministri. «Adesso dobbiamo rendere totalmente esecutivo il progetto e appaltare», spiega Gabriella Gasperetti. All’inizio del 2018, perciò, verranno salvati i mosaici che hanno bisogno di restauro, riportate totalmente in luce le porzioni ancora non indagate della domus e scavato un ambiente con mosaico in bianco e nero situato a una quota inferiore rispetto alla Domus di Orfeo, protetto dalla copertura in muratura moderna ma rimasto allo stato di cantiere. Inoltre, «ci sarà una serie d’interventi per mettere in sicurezza gli elementi moderni. Una quota potrebbe destinarsi allo scavo di una porzione del calidarium delle Terme Centrali. Ci faremo un punto d’onore nel ripristinare il decumano nord», promette infine la responsabile locale della Soprintendenza.

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